«Non è prevista nessuna tassa su smartphone e tablet e le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti di costo sono infondate» ha rassicurato ieri sera il ministro dei Beni Culturali.
La polemica è iniziata il 21 dicembre dall’anno scorso, in seguito alla necessità di rinnovare il decreto ministeriale Bondi del 2009, scaduto già da diversi anni. «La norma- spiega un comunicato del ministero – è relativa all’equo compenso per i produttori di contenuti, in attuazione di una legge vincolante europea che impone rinnovi triennali». Il ministro Massimo Bray durante la prima consultazione ha dovuto affrontare le richieste della Società Italiana degli Autori e dell”Editoria (Siae), condivise dal Comitato permanente per il diritto d’autore: le aziende esigevano una tassa sui dispositivi come indennizzo per i titolari dei diritti delle opere (musicali e video). Confindustria Cultura ha criticato la richiesta definendola un’azione contro il progresso.
La consultazione è terminata in modo inconcludente, così il Ministro Bray ha chiesto alle due parti di presentare le proprie argomentazioni entro il 31 gennaio.
La Siae, ha iniziato ad organizzare conferenze stampa per mostrare gli aumenti a quali è sottoposta, ed ha richiesto un aumento delle tasse dei dispositivi, per le eventuali copie private da parte degli utenti di opere da un proprio apparecchio ad un altro di loro possesso «Smartphone da 0,9 a 5,2 euro; Tablet da 1,9 a 5,2 euro; Smart tv (nuovo inserimento) a 5 euro: computer con masterizzatore da 2,4 a 6 euro; computer senza masterizzatore da 1,9 a 6 euro; memorie trasferibili da 0,5 a 0,9 per Gigabyte; Hd-Dvd da 0,25 per Gigabyte alla soppressione; Dvd da 0,41 a 0,21 euro per Gigabyte; Blu Ray da 0,41 a 0,20 per 25 gigabyte. Cifre garantiscono circa 128 milioni di aggravio del prelievo (attualmente il gettito per copia privata è di circa 72 milioni di euro)»
Confindustria ha nuovamente dichiarato «priva di fondamento l’ipotesi per la quale l’industria culturale, gli editori e gli autori di questo Paese abbiano chiesto al Governo una nuova tassa sui dispositivi di nuova generazione (smartphone, tablet ecc)». Inoltre ha aggiunto che «l’adeguamento dei compensi per le riproduzioni personali a scopo privato di opere digitali è un atto riconosciuto dalla legge ed è finalizzato a sostenere la cultura di questo Paese. Come succede ovunque in Europa». Ha così proposto la sospensione per un massimo di dodici mesi dal processo di revisione.
La tassa su smartphone e tablet è, dunque, bloccata, il decreto fermo al tavolo della consultazione, ma la possibilità della sua attuazione in questo momento di crisi è ancora presente, con l’assurdo rischio di creare, tra le nuove generazioni, un digital divide.