Diana Di Meo è l’arbitro 22enne della sezione di Pescata vittima di Revenge porn: lungo sfogo sul suo profilo Instagram. “Non lo è mai”, le sue parole
Un nuovo caso di revenge porn, l’ennesimo a dimostrare come si sia persa davvero la bussola con il mondo dorato – ma non troppo – di internet. Stavolta la vittima è Diana Di Meo, una ragazza 22enne, bella e procace, protagonista suo malgrado di una pratica sempre più scorretta ed abominevole che è peraltro anche un reato.
Arbitro di calcio della sezione di Pescara ma anche e soprattutto influencer, con un profilo Instagram seguitissimo, anche per le immagini che la bellissima ragazza posta. Proprio come fanno tutte le sue coetanee che sfruttano i social per mettersi in mostra e piacersi. Postare immagini su Instagram, peraltro, per la Di Meo è anche un lavoro, considerato come sia una influencer a tutti gli effetti. La ragazza è anche una studentessa di Servizi Giuridici per l’Impresa.
La sua vita, da qualche giorno, è finita completamente sotto i riflettori. E’ stata la stessa Di Meo a denunciare il tutto e, soprattutto, la becera motivazione. Sono stati diffusi in rete suoi video intimi, privati. “Video non condivisi da me, fatti a mia insaputa alcuni di questi” ha spiegato sostenendo come stiamo girando queste immagini nelle chat Telegram e Whatsapp.
“Si occuperanno di tutto le autorità, ho sporto denuncia” ha poi aggiunto ricordando come “è un reato da codice rosso anche la sola diffusione del materiale“.
“Non auguro a nessuno questa situazione” ha poi aggiunto Diana Di Meo scoperchiando quasi il vaso di pandora. “Vi sono gruppi in cui vengono postati video di altre ragazze, è un porcile, le ho avvertite. Possiamo solo segnalare chi le condivide queste immagini“.
“Il colpevole è chi riprende o condivide questi video, chi è dall’altra parte dello schermo. Sono io la vittima oggi, ma domani potrebbe essere qualcuna vicino a chi sta guardando adesso queste immagini” ha scritto nel post di sfogo su Instagram.
Diana Di Meo, nei suoi messaggi, ha citato il Codice Rosso. Già, ma cos’è? Di che si tratta? E’ stata una legge introdotta nel 2019 che punisce i reati di genere e violenza familiare. Si tratta di reati concernenti la violenza sessuale, lo stalking, il revenge porn, maltrattamenti contro conviventi o familiari, lesioni personali gravi oppure lesioni permanenti al viso, e quindi deformazione dell’aspetto.
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Codice rosso perché fa scattare la procedura d’urgenza ed impone sia alle forze dell’ordine che alla magistratura priorità assoluta a questo tipo di reati a patto che rientrino nella sfera della violenza di genere o domestica. Di fatto, al momento della denuncia, le forze dell’ordine devono trasmettere alla Procura competente per zona la notizia del reato.
Il magistrato del pubblico ministero ha tre giorni di tempo, dalla ricezione della querela, per convocare e prendere informazioni della persona offesa, delegando poi agli organi di polizia giudiziaria l’avvio delle indagini da effettuare senza ritardi.