Patrizio Bianchi ospite ieri a Che tempo che fa ha annunciato in diretta una grande novità, cosa ha detto il ministro dell’Istruzione
Patrizio Bianchi è stato ospite a Che tempo che fa, nella puntata andata in onda ieri 21 marzo su Rai Tre. Il ministro dell’Istruzione ha fatto sapere che stanno cercando di costruire una scuola ‘affettuosa’, dove si impari ad avere affetto nei confronti degli altri. Dopo mesi di pandemia vogliono far tornare di nuovo al centro i rapporti con gli altri.
Bianchi ha continuato dicendo che bisogna tornare ad una scuola di affetti dopo anni di individualismo, che consenta agli alunni di affrontare insieme anche cose drammatiche. Secondo il ministro dell’Istruzione bisogna puntata ad una scuola dell’insieme per non rischiare di perdere con gli altri il legame nelle emergenze.
Patrizio Bianchi a Che tempo che fa ci ha tenuto a precisare che la scuola ha fatto di tutto per restare aperta nei mesi scorsi. Fino alla prima media gli alunni erano a scuola anche nelle zone rosse. A detta sua la scuola non è stata ferma e non si è fermata mai, lui non accetta l’idea di una scuola chiusa. Pensa inoltre che sia importante che gli insegnanti si sentano tranquilli in modo tale da poter anche tranquillizzare.
Il ministro dell’Istruzione pensa che bisogna tornare ad operare in completa tranquillità. A detta sua una grande campagna di vaccinazione dovrà rappresentare il segno con cui la scuola partecipa alla vita del paese.
Ci saranno delle novità in merito agli esami di maturità e terza media. Patrizio Bianchi ha fatto sapere che da subito chiedono agli alunni e ai consigli di classe di concordare un tema su cui poter sviluppare un elaborato. Lo dovranno scrivere in 40 giorni per poterlo poi portare davanti al consiglio di classe dopo 15 giorni. Per esporre il lavoro sarà presente un membro esterno.
Il ministro dell’Istruzione pensa che è un esame di maturità discutere un lavoro fatto in un mese. A detta sua finalmente sarà una seria e rigorosa prova di maturità, grazie alla quale gli studenti potranno dimostrare di essere in grado di portare il loro lavoro sul tavolo.