Questo inizio di 2021 si era aperto con lo scandalo legato alle mascherine U Mask. Un servizio di Striscia aveva gettato le prime ombre sul dispositivo, ora arriva lo stop definitivo del ministero della Salute.
Negli ultimi mesi ci eravamo quasi abituati a vederle sui volti dei vip, dei giornalisti in collegamento televisivo e di molte altre personalità. Le mascherine U-Mask avevano sbaragliato la concorrenza, issandosi come prodotto top quality che riuscisse a proteggere più degli altri dispositivi che si trovano in commedio. Nel paddock di Formula 1 prima e di Moto Gp poi, successivamente numerosi politici e giornalisti hanno adottato le mascherine del brand di Londra, nella convinzione che fosse il prodotto migliore sul mercato.
Sicuramente le azioni di marketing avevano contribuito a rendere le U Mask una tipologia di mascherina particolarmente ricercata, e il fatto che numerose personalità apparissero anche in televisione con questo dispositivo ha convinto molta gente a spendere 40 euro per un singolo “esemplare“. Un servizio di Striscia la Notizia però aveva gettato le prime ombre su questo prodotto, ora è arrivato anche lo stop definitivo del ministero della Salute.
Dalle indagini è emerso che il laboratorio che ha rilasciato le autorizzazioni alla U Mask fosse “privo di autorizzazione sanitaria e sottoscritta da un soggetto privo dei prescritti titoli abilitativi”. Per questo il prodotto sarebbe anche potenzialmente nocivo per la salute umana.
Dopo lo stop decretato dal Ministero della Salute entro cinque giorni l’azienda dovrà provvedere al ritiro dal mercato dei prodotti a sue spese. Sul suo sito ufficiale U Mask veniva venduta come “… una protezione superiore dall’inquinamento, virus e batteri grazie all’esclusivo bio-layer sviluppato da U-Earth“. Il prodotto, inoltre, è stato cancellato dall’elenco dei dispositivi medici.
A fine gennaio i NAS avevano sequestrato alcuni campioni delle costose mascherine dal laboratorio di analisi di Bolzano, quello finito sotto inchiesta perché privo delle autorizzazioni, certificati e per esercizio abusivo della professione. L’azienda, ora, potrà presentare ricorso.