Il calcio appassiona milioni di spettatori ogni anno, ma il rapporto oscuro con l’omosessualità continua a far discutere. Ne ha parlato Philipp Lahm, bandiera del Bayern Monaco e di tutto il calcio tedesco
Molti lo definiscono come “lo sport più bello del mondo” e effettivamente il calcio da sempre calamita l’attenzione di milioni di persone, pronte a seguire, tifare e vivere le partite dei loro beniamini sul campo. Fin dalle serie più giovani e dai primi approcci con questo gioco, il calcio non assume solo un valore sportivo, ma anche un vero e proprio centro di aggregazione sociale che permette a molti ragazzi in tutto il pianeta di cimentarsi in una disciplina divertente e allo stesso tempo educativa.
Il valore sociale del calcio, però, viene messo spesso in discussione anche a causa di molti episodi discutibili di cui è teatro. Uno dei temi scottanti che purtroppo non è ancora stato del tutto sdoganato è quello relativo all’omosessualità. Non mancano, però, le personalità influenti che stanno cercando, man mano, di far progredire il movimento anche sotto questo punto di vista. In tal senso, attenzione ai pensieri di Philipp Lahm, emersi attraverso la sua autobiografia.
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L’ex terzino rappresenta una delle storiche bandiere del calcio tedesco. Si è laureato campione del mondo con la sua Germania nel 2014 e vicecampione europeo nel 2008, oltre agli innumerevoli trofei vinti da capitano del Bayern Monaco. Come riporta la ‘Bild’, in alcuni stralci della sua autobiografia, Lahm ha parlato anche dell’omosessualità: “Ancora manca la capacità di accettarla, nel mondo del calcio e nella società in generale. Un calciatore che abbia la maturità di affermare la sua omosessualità non potrebbe contare sulla stessa maturità nei suoi avversari o sui campi e dovrebbe sopportare insulti. Riuscirebbe ad accettarlo?”. Si sofferma poi in particolare sul caso Thomas Hitzlsperger che ha fatto coming out solo a fine carriera: “È stata una scelta prudente farlo dopo il ritiro”.