Continua a tenere banco il caso legato all’esame farsa di Luis Suarez. La prova costruita a tavolino per far ottenere il passaporto comunitario al calciatore è sempre un caso. Parla la rettrice.
Lo scorso settembre la vicenda che ha indignato tutta Italia, ma non solo. L’esame farsa di Luis Suarez, attaccante al tempo ancora del Barcellona ma in odore di passaggio alla Juventus. Il numero 9 dei blaugrana era in trattativa con i bianconeri per il trasferimento a Torino; sembrava tutto fatto, salvo poi la scoperta di un tassello mancante però fondamentale. Suarez non era cittadino europeo, non si sarebbe potuto quindi trasferire alla Juventus (che aveva esaurito gli slot disponibili) se non superando una prova di idoneità di lingua italiana.
Una prova organizzata in pochissimi giorni, costruita a tavolino (come emerso poi dalle indagini successive) e messa in piedi al solo scopo di far ottenere il certificato comunitario al giocatore, che pur non parlava una parola di italiano. Pochi giorni dopo l’esame l’inchiesta nei confronti dell’Università di Perugia, che aveva garantito una corsia più che preferenziale al giocatore. A pagare i vertici dell’Ateneo umbro, la rettrice su tutti, con la posizione di Paratici ancora da chiarire.
A distanza di mesi ha parlato proprio l’ex rettrice dell’Università per Stranieri di Perugia, che ha anche ammesso di non sapere chi fosse Suarez. “Mi hanno dovuto spiegare chi fosse“.
Intervistata da La Repubblica l’ex rettrice, Giuliana Gregoraci Bolli, fornisce la sua versione dei fatti, sostenendo inoltre di non aver avuto idea di chi fosse Suarez perché: “Il calcio non mi interessa“. L’ex responsabile dell’Ateneo spiega la scelta di acconsentire a svolgere un’esame farsa al calciatore sudamericano. L’obiettivo era quello di “... rilanciare la visibilità del mio Ateneo”. Salvo poi rivelarsi un’arma a doppio taglio, che ha anzi gettato fango sul nome dell’Università perugina.
L’esame, della durata di 12 minuti, era organizzato nei minimi dettagli. Domande e risposte erano già state preventivate, nonostante la Bolli ammetta che lei, Suarez, non l’ha mai “sentito parlare.” L’ex rettrice, inoltre, ha ammesso che in nessun modo si è tentato di favorire la Juventus attraverso la “combine” dell’esame del giocatore.