Orrore al cimitero di Tropea, in Calabria, dove il custode profanava tombe e cadaveri per un motivo spiazzante.
Si è conclusa con l’arresto del custode del cimitero comunale di Tropea, di suo figlio e di un altro uomo del posto, un’indagine condotta dalla procura di Vibo Valentia. I tre sono accusati di distruzione e soppressione di cadaveri e di violazione dei sepolcri.
I tre disseppellivano i cadaveri per rivendersi le tombe. Ma il lato ancor più macabro della vicenda riguarda quello che facevano ai cadaveri. Una volta estratti dalle bare li facevano a pezzi e poi li bruciavano. Le indagini sono partite dopo la denuncia di un uomo che aveva trovato vuota la tomba di suo nonno. I tre sono stati incastrati dalle immagini delle telecamere nascoste installate nel cimitero dalla Guardia di Finanza.
Le immagini delle telecamere hanno mostrato come i tre si appartassero in un luogo isolato del cimitero per distruggere i cadaveri. In alcuni fotogrammi dei video si vede addirittura come uno di loro, dopo aver tagliato la testa a una salma, la mostra agli altri come se fosse un trofeo.
Il custode e i suoi complici avevano messo in piedi questo macabro giro per poter rivendere le tombe svuotate. In uno dei sepolcri profanati era stata seppellita la moglie di uno dei tre. Dopo gli arresti il pm ha fatto un appello formale alla cittadinanza di controllare le tombe dei propri cari. Infatti, sebbene siano stati accertati dieci casi di estumulazione tra novembre e gennaio, questi in realtà potrebbero essere molti di più.
Nonostante i tre risultassero tutti assunti nel cimitero di Tropea, uno risultava percettore del reddito di cittadinanza, mentre un altro percepiva l’indennità di disoccupazione. A finire in manette sono stati Francesco Trecate, 62 anni, e suo figlio Salvatore di 38 e il loro aiutante 53enne Roberto Contartese. A denunciarli è stato anche un collaboratore di giustizia che ha parlato di pretese di denaro da parte del custode del cimitero al fine di tumulare le salme.