Un disastro molto simile a quello del Vajont quello che è avvenuto nelle prime ore italiane. Un ghiacciaio è franato in un fiume, causandone l’esondazione e la rottura di una diga. Sommerso almeno su un villaggio. Si teme un grave bilancio.
Dalle prime immagini che arrivano dalle pendici dell’Himalaya si capisce l’entità di un disastro che rischia di causare centinaia di vittime. L’apprensione per il bilancio di morti è feriti è in costante crescita, così come rischia di salire tragicamente il numero dei coinvolti della frana di un ghiacciaio della catena montuosa indiana.
Una grande porzione di ghiacciaio si è distaccata dalla montagna, franando con violenza all’interno di un fiume, le cui acque hanno inondato bacino idrico creato da una diga artificiale che non ha retto.
L’esondazione del fiume Alaknanda ha sommerso tutto quello che ha incontrato sul proprio cammino: ponti, strade e almeno un villaggio popolato da poco più di un centinaio di locali. Tutti i centri abitati che si trovano sul corso del fiume sono stati sgomberati ma si teme un grave bilancio di vittime e feriti. C’è preoccupazione per la sorte di 150 operai che lavorano in una centrale elettrica che sarebbero stati travolti dalle acque, ma non ci sono conferme ufficiali su questo.
Fino a ora sono state confermate tre vittime e circa 20 feriti, il numero però è destinato a salire nelle prossime ore. Il tutto è avvenuto nei pressi del Parco nazionale del Nanda Devi.
Una dinamica che ricorda molto da vicino quella che portò al disastro del Vajont, nel lontano 1963. Al tempo una grossa parte della parete rocciosa del monte Toc franò nel lago artificiale creato dalla diga, provocando l’innalzamento delle acque e la distruzione dei paesi che sorgevano poco sotto, tra cui Longarone. Le vittime di quella tragedia furono 2018.
Ora c’è apprensione per quanto riguarda l’aggiornamento del bollettino di vittime e feriti del disastro avvenuto nella mattinata italiana in India.