Lo scorso settembre fu uno dei fatti di cronaca che più interessò e impressionò l’Italia. L’omicidio di Willy Monteiro a Colleferro per mano di quattro ragazzi, ora tutti in carcere.
L’omicidio di Willy Monteiro è stata una delle vicende di cronaca che più hanno interessato l’opinione pubblica nel 2020. Lo scorso settembre all’esterno di un pub di Colleferro il giovane di origini domenicane fu brutalmente e mortalmente picchiato da un gruppo di ragazzi; 4 in totale, i fratelli Bianchi, Francesco Belleggia e Marco Pincarelli.
Fu una vicenda di cronaca che scosse l’opinione pubblica e che rivelò anche il fango dietro le vite dei quattro arrestati per l’omicidio del giovane che sognava di diventare uno chef. Nelle ultime ore si è aggravata la posizione degli imputati, conla procura di Velletri che adesso contesta ai quattro il reato di omicidio volontario e non più quello di omicidio preterintenzionale. Intanto, però, dal carcere in cui sono reclusi i carabinieri hanno intercettato le parole di Marco Pincarelli durante un colloquio con il padre.
Rivelazioni, catturare grazie alle intercettazioni ambientali, che potrebbero aggravare la sua posizione e quella dei complici. “Solo lo so un po’ rovinato, gli so tirato quanto steva per terra da chiglio” ha detto il ragazzo al genitore, che ha provveduto subito a dirgli di tappare la bocca. Secondo quanto appreso sarebbe stato Belleggia, con un calcio, a spezzare la gola a Willy.
“L’ha spezzata chiglio figlio de puttana de Belleggia la vena n’canna” (in gola, ndr) la frase al vaglio degli inquirenti.
Il giovane Willy è morto per le lesioni riportate al torace e alla gola. Stando al racconto dei testimoni la vittima sarebbe prima stata colpita, e gettata a terra, dai fratelli Bianchi; poi solo in un secondo momento sarebbero intervenuti gli altri due complici a “finire” il lavoro. Secondo l’autopsia però la morte non sarebbe sopraggiunta a causa di un singolo colpo, ma per azioni coordinate.
L’accanimento e la violenza che ha portato i quattro a picchiare Willy, e a infierire su di lui anche quando era a terra, ha convinto la procura di Velletri a escludere la condizione minima per contestare l’omicidio preterintenzionale.