“L’indice RT è inaffidabile”, l’allarme dell’esperto che rivela come le decisioni prese negli ultimi mesi dal Governo facciano riferimento a un dato usato in modo improprio.
Ai microfono di MeteoWeek ha parlato Antonello Maruotti, ordinario di Statistica presso l’Università Lumsa, professore che ha rivelato come l’indice RT sia inaffidabile. Specialmente se utilizzato nel modo in cui viene utilizzato. Negli ultimi mesi abbiamo ormai fatto l’abitudine a sentir parlare di questo dato, ma in che cosa consiste di preciso l’indice RT? Riguarda il numero potenziale di persone che un positivo al Covid può infettare. Se questo dato è superiore all’uno, insomma, significa che la pandemia che è espansione. Al contrario, se inferiore significa che è in regressione.
E proprio ad abbassare il più possibile questo dato punta il Governo con le sue misure, per cercare di contenere quanto possibile la diffusione del virus. Il sistema della colorazione delle regioni, con conseguenti misure e divieti specifici, si sono basati sull’indice RT. Che, stando a quanto rivela il professor Maruotti, è però utilizzato in modo errato.
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Indice RT inaffidabile: “Usato con dati vecchi”
Indice rt più basso d’italia insieme a quello della provincia autonoma di Trento.. pic.twitter.com/9ExeZaVCdB
— Sara (@uattafuck) January 31, 2021
La suddivisione delle regioni italiane in colori si basa proprio sulla consultazione dell’indice RT. Un dato però inaffidabile, sostiene il professor Maruotti, specialmente se utilizzato e consultato in questa maniera. “L’Rt, come lo utilizziamo noi, è basato su dati vecchi e su assunzioni non verificate, che non rispecchiano il reale andamento dei numeri” la denuncia dell’esperto, che rivela come l’Istituto Superiore di Sanità usi ben 21 indicatori per monitorare l’andamento della pandemia, ma l’indice RT è quello che viene consultato per prendere le decisioni.
#COVID19 #Italia scende #IndiceRT: tutte le #regioni gialle tranne alcune eccezioni https://t.co/JLg0300Ell
— Respiro Informa (@RespiroInforma) January 31, 2021
Alla base della divisione dell’Italia in zone di differente pericolosità, con conseguenti chiusure di esercizi commerciali e divieti vari, ci sarebbe quindi un dato che viene consultato in modo improprio. O comunque non in idoneità con l’utilizzo che ne viene fatto. Da domani, intanto, gran parte delle regioni italiane tornano in zona gialla.