Torna a far parla di sé il reddito di cittadinanza: nella lista di chi lo percepiva ci sono dei nomi pesantissimi, legati alla criminalità organizzata.
Era un cavillo di chi non lo vedeva di buon occhio. Parliamo del reddito di cittadinanza. Uno strumento che serve per dare sostengo a coloro che un salario non lo percepiscono davvero. Persone che sono rimaste senza un lavoro (e continuano a cercarlo) da un momento all’altro. O, semplicemente, persone che vogliono rimettersi in gioco nel campo lavorativo dopo anni di “assenza”.
Uno dei punti su cui veniva criticata questa manovra, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, era il “movimento” del denaro stesso. La paura che i fondi venissero presi, in maniera del tutto “furbesca”, anche da persone affiliate alla criminalità organizzata. Si diceva: “Invece di un reddito di sussistenza, dovremmo creare dei veri e propri posti di lavoro, anche con l’aiuto della tecnologia”.
Poi, il reddito stesso, è passato alle due Camere del Parlamento italiano. Oggi, però, tramite un’indagine, si scopre che molti dei quali usufruivano di questo strumento erano strettamente legati a dei nomi pesantissimi: boss, narcotrafficanti e condannati per camorra.
La criminalità organizzata usufruiva del reddito di cittadinanza: ecco i nomi
Un’indagine, portata avanti nel silenzio totale, da parte dei finanzieri del comando provinciale di Napoli. La solita beffa all’italiana, purtroppo. A molti familiari dei boss legati alla criminalità organizzata bastava omettere, nel modulo di autocertificazione, i reati per i quali loro stessi o persone a loro affiliate, erano state condannate.
Dei nomi pesantissimi. Scovati uno a uno. Nella sola aerea di competenza del gruppo della guardia di finanza di Torre Annunziata, con le indagini condotte dal procuratore Nunzio Fragliasso, trovati 60 nuclei familiari affiliati alla camorra.
Un numero elevatissimo che porta con sé dei nomi, già conosciuti per il loro passato, di boss del posto. Ad esempio Gennaro Longobardi, alias Gennaro cu’a barba, oggi detenuto al 41-bis e ritenuto tra i reggenti del clan Gionta. Sua moglie ha omesso di indicare il matrimonio. Oppure Vincenzo Pisacane, alias Bombolone, il cassiere dei Valentini. La moglie risultava indigente e percepiva il reddito di cittadinanza.