Scoperto in Emilia Romagna un focolaio di influenza aviaria. Scattata la procedura di isolamento e sorveglianza per impedire che si diffonda.
Torna a preoccupare l’influenza aviaria. Nel mondo, da fine 2019, sono stati numerosi i focolai segnalati praticamente ovunque. Anche se i Paesi più colpiti sono quelli dell’Est Europa, tra cui Romania e Ungheria. Oggi, a far scattare l’allarme, un piccolo focolaio di H5N8 (virus dell’aviaria) scoperto in provincia di Ravenna per il quale sono già scattate misure di protezione. A essere colpite dalla malattia due gru coronate grigie uccise dal virus e in via preventiva sono già stati abbattuti altri 12 esemplari.
Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha ordinato una cintura di protezione del diametro di 3 km intorno all’allevamento e un divieto di spostamento di animali in un’area di 10 km nei pressi dello stesso allevamento. I veterinari sono già a lavoro per controllare che gli animali degli allevamenti non vengano in contatto con uccelli selvatici portatori di H5N8.
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Influenza aviaria: cosa ne sappiamo e quanto è preoccupante
Le gru morte nell’allevamento romagnolo hanno presentato sintomi neurologici che le hanno portate al decesso. Si tratta di un decorso della malattia molto diffuso nel virus H5N8 di cui nell’ultimo periodo si sta diffondendo in Europa una variante africana. Un patogeno altamente letale e trasmissibile tra gli animali. Ecco perché la forte crescita di focolai nel Vecchio Continente sta preoccupando migliaia di aziende e allevamenti di polli e uccelli.
La buona notizia è che i virus H5 sono costantemente monitorati dagli scienziati e per il momento, quello dell’aviaria non è pericoloso per l’essere umano. Questo comunque non esclude che si possa verificare un giorno uno spillover, cioè un salto di specie, come è avvenuto con il coronavirus responsabile della pandemia da covid. Questa eventualità comunque comporterebbe un mutamento del genoma del patogeno, ma vista l’attenzione costante degli esperti dovrebbe essere largamente preventivata come cosa.
Le condizioni in cui vengono allevati polli, tacchini e oche non fanno che aumentare la diffusione del virus, ormai da mesi presente in Europa e Asia, oltre che rendere possibile una mutazione.https://t.co/PkjVns0SQP
— Essere Animali (@EssereAnimali) January 23, 2021