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Cronaca

Covid, multa per il calcetto: parroco invoca i Patti Lateranensi

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Migliore Giorgio

Curioso fatto di cronaca quello che rimbalza da Chivasso, comune alle porte di Torino, dove un parroco è stato multato per aver fatto giocare a calcetto i ragazzi.

Polizia (getty images)

Tra storia e cronaca la vicenda che arriva direttamente da Chivasso. Un parroco è stato multato dalle autorità locali per aver concesso una partita di calcetto ai ragazzi del catechismo. 400 euro di contravvenzione per il prete che però ha già fatto ricorso: “Per noi il DPCM non vale“, ha dichiarato, appellandosi niente meno che ai Patti Lateranensi.

Il parroco ha permesso ai bambini del catechismo di giocare a calcetto nel campo della parrocchia. Le autorità locali però sono subito intervenute, sospendendo il match tra i ragazzi e strappando una salata contravvenzione al prete. Che, di tutta risposta, ha dichiarato di non aver violato nessuna norma anti Covid in vigore. O meglio, ha dichiarato che le norme contenute nel Dpcm del Governo non valgano per la Chiesa. E la sua spiegazione affonda radici molto profonde, forse fin troppo profonde, nella storia d’Italia.

Il fatto risale agli inizi di dicembre, quando il Piemonte era in zona rossa, Nonostante il divieto degli sport di contatto il parroco ha lasciato liberi i ragazzi nel campo della parrocchia. Poi, dopo la multa, assistito da un avvocato ha fatto appello ai Patti Lateranensi. Ma in cosa consistono?

Calcetto in parrocchia: i Patti Lateranensi lo “prevedono”

Getty Images

I Patti Lateranensi furono degli accordi sottoscritti nel 1929 dal Regno d’Italia con lo Stato della Chiesa e, ancora oggi (e dopo una revisione del 1984), regolano alcuni rapporti tra la Repubblica e la Santa Sede. Il parroco di Chivasso si è appellato proprio a loro, sostenendo come il Dpcm del Governo “… non può in alcun modo derogare alle norme relative agli accordi Stato-Chiesa, con la conseguenza che l’organizzazione dei locali dell’oratorio non sono soggetti alle sue disposizioni”.

Le misure disposte dal Governo, in sostanza, non varrebbero all’interno dei locali degli oratori e delle parrocchie (in quanto proprietà della Chiesa). Una causa che, se vinta dal parroco, potrebbe creare un “pericoloso” precedente.

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