Il 2020 all’insegna del Covid-19, l’epidemia che ha messo il mondo in ginocchio. Come è cambiata la vita di tutti noi da un anno a questa parte
1 dicembre 2019, nella città di Wuhan, in Cina, un uomo mostra i sintomi di una “strana” polmonite. Da quel giorno il mondo e le nostre vite sono state stravolte inesorabilmente. Un iter lungo, che porterà solo al 24 gennaio al riconoscimento di un virus non noto all’Oms, che lo denominerà Corona Virus Disease 2019. Nell’incertezza, tra febbraio e marzo, il mondo brancola nel buio, affrontando un nemico sconosciuto, commettendo errori nel contenimento che si riveleranno fatali.
Tattiche differenti di contrasto, come ad esempio la Svezia, o nei primi mesi l’Inghilterra. L’introduzione della parola “lockdown”, restrizione, quarantena, e scenari apocalittici da film hollywoodiani. L’unione e la paura, poi la ripresa e la ricaduta. Ora una speranza, con il vaccino, ma le vite di milioni di persone, non saranno mai più le stesse.
Più di 60milioni di casi in tutto il mondo e un milione e mezzo di morti. Solo in Italia (primo stato dopo la Cina a inizio epidemia per contagi) 2 milioni di casi e 70mila vittime. Il virus ha inoltre sconvolto le nostre abitudini, che fino a qualche mese fa tutti avremmo date per scontate. Una Milano deserta, strade vuote, nord Italia al tappeto nei primi mesi. I trasgressori, le multe, “ce la faremo” e “andrà tutto bene”. Niente più strette di mano, abbracci, baci.
Nessun contatto con sconosciuti o familiari, la paura dell’ignoto, il distanziamento, la diffidenza dall’altro e la psicosi da isolamento forzato. L’epidemia ha messo in ginocchio l’economia globale, con milioni di persone sul lastrico e ci ha costretti a reinventarci. Ne ha risentito l’istruzione, la salute mentale e i rapporti sociali.
Non solo la tristezza della pandemia, ma anche vere e proprie dimostrazioni di solidarietà tra cittadini. Tra associazioni umanitarie, raccolte fondi, moltissima beneficienza. E ancora l’immolarsi di centinaia di sanitari che hanno combattuto e combattono ogni giorno contro il virus in tutto il mondo. Le scritte sulle tute degli infermieri, i gesti di altruismo, personale che ritorna sul posto di lavoro dopo la pensione per aiutare i colleghi. Insomma, il mondo intero si è fatto forza a vicenda, da un continente all’altro, e aspetta. Aspetta con ansia il momento in cui il virus verrà sconfitto, per quello che sarà (per citare il noto film del 1996) un Independence Day.
12 mesi dal primo caso e 10 dal primo lockdown, una piccola luce in fondo al tunnel, il vaccino che tutti, fin dal primo giorno di quarantena, abbiamo atteso.