Rodolfo Baqué, avvocato dell’infermiera Gisela Madrid, colei che ha assistito Diego Armando Maradona negli ultimi giorni della sua vita, rilascia dichiarazioni di cui si parlerà parecchio
Dichiarazioni pesanti, che gettano tantissime ombre sulla vicenda non ancora del tutto chiarita relativa alla tragica morte di Diego Armando Maradona. A Canale 21, nel corso di Campania Sport, è intervenuto l’avvocato Rodolfo Baqué, legale di Gisela Madrid, l’infermiera che assisteva Maradona negli ultimi giorni della sua vita e coinvolta nelle indagini sulla sua morte, assistito dall’avvocato Mercedes Tino.
Baquè ha rilasciato dichiarazioni al vetriolo che sollevano sospetti importanti sulla tragedia che è costata la morte al Pibe de Oro e sulla gestione le presenze di Maradona in carriera della sua degenza post-operatoria: “L’infermiera come sapete è stata la prima ad essere incolpata della morte di Maradona – racconta Baqué -. Si è tentato fin dall’inizio di addossarle la colpa, ascrivendole la responsabilità di non aver chiamato in tempo l’ambulanza. Quando siamo stati incaricati di difendere la signora Madrid abbiamo evidenziato, con l’aiuto anche della consulenza di alcuni medici, una serie di irregolarità notevoli che hanno causato la morte di Diego Armando Maradona. Io sostengo che Maradona sia stato ucciso, o quantomeno è stato un omicidio colposo, per tutte le imprecisioni che ci sono state nelle cure che gli sono state riservate”.
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Le cure a Maradona e la situazione di disagio dopo l’operazione
Baqué è convinto che ci siano responsabilità importanti in tutta la vicenda e ha fiducia nell’evolversi delle indagini: “Entro 2-3 mesi si saprà esattamente chi saranno gli indagati, ma credo ci vorranno almeno 2-3 anni per venirne a capo, non credo questa situazione si potrà risolvere in tempi brevi. Maradona aveva 118 pulsazioni al minuto a riposo e non ha ricevuto alcuna medicina per questo specifico problema. Per questo ritengo si configuri il reato di omicidio colposo da parte dei medici che lo avevano in cura e credo che alla fine tutto verrà a galla e sarà dimostrato”.
Ma come ha vissuto Diego quei momenti tragici? Il quadro delineato dall’avvocato è davvero avvilente: “Maradona in diverse occasioni ha chiesto all’infermiera di andare via perché non voleva essere visitato e lei ha dovuto accettare questa situazione perché avallata anche dai medici. Diego era una persona con una dipendenza dall’alcool e non poteva decidere per sé, doveva essere assecondato di meno e seguito in maniera completamente diversa.
Ci sono responsabilità gravissime nella sua morte e non sono certo quelle dell’infermiera. In primo luogo non andava dimesso dall’ospedale dopo l’operazione, questo è poco ma sicuro, poi ci sono state alcune leggerezze imperdonabili nella gestione del suo decorso post-operatorio che dovranno essere accertate nel corso delle indagini. Confermo che prima dell’operazione due cliniche si erano rifiutate di operare Maradona sostenendo che l’ematoma si sarebbe assorbito da solo e che invece la clinica che poi l’ha effettivamente operato è stata l’unica ad incaricarsi dell’operazione”.
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Le dimissioni dall’ospedale e la casa fatiscente
Anche sull’operazione e sull’opportunità di dimettere Maradona dalla clinica Baqué solleva forti dubbi: “Per me è inspiegabile il fatto che sia stato dimesso in maniera così frettolosa dall’ospedale. Viveva in un posto dove non c’era neppure il bagno se non un bagno chimico, non c’era un’ambulanza a disposizione, non c’era alcun defibrillatore neanche nei paraggi”.
Per di più, a quanto pare, il campione argentino è stato lasciato praticamente solo nei suoi ultimi giorni: “L’ex moglie di Diego, Claudia, aveva chiesto una misura restrittiva nei confronti di Maradona e quindi non poteva avvicinarsi al suo appartamento. Anche Dalma non è mai passata a trovarlo mentre è venuta alcune volte Giannina e l’altra figlia, Jana. Diego è stato visitato dal dottor Luque, da un medico clinico e da un nutrizionista, ma dopo la seconda caduta non ha ricevuto alcun controllo medico ed è stato lasciato a letto, a riposare”.
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Le ultime ore di vita e le immagini falsificate
Il racconto delle ultime ore di vita di Diego Maradona, poi, è davvero drammatico: “Maradona era assistito dall’infermiera e dagli assistenti terapeutici, ma ciò che è ancora più grave è che il giorno 16 lui ha chiesto a queste persone di andar via e questa decisione è stata avallata dai medici che lo avevano in cura. Lei non aveva possibilità di stare con Diego 24 ore su 24, le era impedito per ordine dei medici.
Il giorno della sua morte la signora Gisela Madrid aveva preso servizio intorno alle 7.30 della mattina, sapeva che era vivo perché aveva sentito i suoi passi quando si è alzato per andare in bagno. Ha aspettato che arrivasse la psicologa per visitarlo, alle 11.30, e lì hanno percepito che Maradona non rispondeva e che aveva una mano fredda. A quel punto ci si è resi conto della gravità della situazione, l’infermiera ha provato a fare la manovra di rianimazione e sono stati chiamati i soccorsi. Maradona stava male, non è mai uscito da quella abitazione dopo l’operazione, anche le immagini che sono state trasmesse di lui che passeggiava e salutava quel bambino sono immagini datate: di certo non sono le ultime immagini della sua vita”.