Brutta gaffe del Codacons, che lancia un calendario “hot” con 12 donne che indossano solo una mascherina: bufera di polemiche dalle associazioni.
Brutto momento per il Codacons, che dopo la sconfitta in Tribunale nelle querele contro Fedez si ritrova a gestire una nuova gatta da pelare. L’associazione per la difesa dei consumatori infatti sta ricevendo in queste ore una bufera di polemiche che riguardano la sua ultima iniziativa. Per sostenere le attività del 2021 infatti ha prodotto un calendario che non è proprio andato giù a nessuno.
I 12 scatti che compongono il calendario ritraggono altrettante donne, fotografate senza veli mentre indossano solo una mascherina. Questa scelta artistica del Codacons però ha ricevuto molte accuse di sessismo dalle associazioni femministe e LGBTI, così come da grandi donne come Laura Boldrini e Michela Marzano. Ciò che ha veramente fatto saltare il tappo però è la strategia di marketing del calendario, ritenuta svilente e mercificatoria.
Il Codacons infatti ha deciso di mettere in palio 20 copie del suo calendario, che verranno regalate a 20 estratti a sorte tra coloro che voteranno “la più bella dell’anno”. Per questo motivo le associazioni, in un comunicato stampa congiunto, chiedono all’associazione di ritirare il calendario. In alternativa si chiede a chi si trova d’accordo con il comunicato di restituire la tessera al Codacons e di non rinnovarla per il 2021.
Il calendario del Codacons è destinato a far discutere ancora per molto tempo, tanto più per il fatto che le foto sono opera di una donna. La fotografa Tiziana Luxardo infatti ha firmato gli scatti per il calendario: nelle scorse ore ha rilasciato una dichiarazione sull’accaduto. La donna infatti ha preso le distanze dall’iniziativa della “lotteria” per la più bella del mese, sostenendo che sia stata un’idea del Codacons presa senza consultarla.
La fotografa però ha difeso il suo lavoro, spiegando che non aveva la minima intenzione di offendere nessuno né di mercificare il corpo della donna. La donna ha affermato di essere una femminista e che l’intento delle foto era proprio l’opposto, cioè celebrare la figura femminile. Si tratta quindi di una comunicazione fatta in buona fede ma molto maldestramente, amplificata da una scelta pubblicitaria di pessimo gusto fatta dalla più grande associazione di tutela dei consumatori.