Su input di Di Maio, i ministri della Difesa e dell’Interno si sono seduti per discutere del caso di Giulio Regeni dopo la chiusura delle indagini da parte della procura di Roma.
In seguito alla chiusura del caso dell’omicidio del ricercatore friulano, Giulio Regeni, Di Maio insieme al premier Conte e ai ministri della Difesa e dell’Interno si sono seduti a tavolo per discutere di un’eventuale azione. Insieme al Ministro degli Esteri e al premier erano presenti anche Luciana Lamorgese e Lorenzo Guerini. Di Maio ha affermato che il quadro descritto dai magistrati italiani è “agghiacciante“, chiedendo unione da parte del governo nell’attivare tutti i canali internazionali possibili.
Il ministro degli Esteri ha avanzato la proposta di coinvolgere direttamente dall‘Ue per fare pressioni all’Egitto. L’aiuto dell’Unione Europea sarebbe importante ad ottenere l’elezioni di domicilio per gli indagati dalla procura di Roma. Il presidente della Farnesina ha sottolineato che l’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Ue e che non si faranno passi indietro sui diritti umani. I partner europei devono quindi rispondere con azioni mirate.
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Dalla ricostruzione dei fatti: Giulio Regeni ha subito violenze perpetue
Le indagini sulla morte del ricercatore friulano Giulio Regeni si sono chiuse la settimana scorsa. La procura di Roma ha emesso quattro avvisi di chiusura delle indagini, che non prevedono il rinvio a giudizio, per i quattro dei servizi segreti del Cairo. Mentre per il quinto è stata disposta l’archiviazione. I capi di accusa, a seconda delle posizioni, sono di sequestro di pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e lesioni personali aggravate. Michele Prespitino, capo procura di Roma, ha assicurato che il processo per il caso di Regeni si svolgerà in una sola volta in Italia, secondo i nostri codici.
Dalla ricostruzione dei fatti emerge un quadro agghiacciante sugli ultimi giorni di vita di Giulio. Il corpo del ricercatore è stato violentato perpetuamente, attraverso oggetti affilati e taglianti, alcuni con azioni meccaniche. Le violenze subite erano per motivi abietti e futili, l’unico vero motivo era la crudeltà. Sono state riportate numerose lesioni traumatiche sul corpo dei friulano, soprattutto all’altezza del collo, del volto e degli arti inferiori. Una tortura durata giorni, una battaglia durata anni che potrebbe vedere la sua fine. A finire sotto l’accusa sono il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Per Mahmoud Najem chiesta l’archiviazione.