Problemi per milioni di italiani che a fine dicembre ricevono la consueta tredicesima: meno soldi in relazione alla cassa integrazione ricevuta durante l’anno.
I problemi, per milioni di italiani, circa 6,7, non finiscono di certo con il coronavirus. La situazione pandemica che ha passato, e che tutt’ora passa, il nostro Paese, come il resto del mondo, porta con sé dei forti problemi anche a livello economico, se non salariale. E proprio di salario si parla. A fine anno una grossa fetta della popolazione, intorno al 23 dicembre, prende, in busta paga, tredicesima e quattordicesima.
E qui arriva l’imprevisto. Che tanto imprevisto non è. Per chi ha usufruito della cassa integrazione ber buona parte dell’anno vedrà accreditarsi una tredicesima molto più magra rispetto agli anni passati. Di fatto, la cassa integrazione, a zero ore, non solo non fa mutare i ratei di tredicesima e quattordicesima, ma non contribuisce neanche all’aumento dello stipendio.
L’effetto, dunque, è esattamente il contrario di quello visto negli anni addietro: lo stipendio si abbassa, per una stangata che si deve calcolare all’interno delle 3,9 miliardi di ore totali di cassa integrazione.
Più giorni, e quindi più ore, si è stati in cassa integrazione, più verranno detratti dei soldi, lordi, sulla tredicesima. Anche in questo discorso, come spesso accade, tutto è diviso per fasce, già contate nei mesi addietro. Il tutto va a intaccare circa 6,7 milioni di persone che lavorano nel privato.
Per i dipendenti che hanno usufruito di due mesi di cassa integrazione la perdita media sarà di 278 euro. Poi si sale: verso i quattro mesi si avrà un taglio di circa 556 euro. La stangata aumenta con il crescere de mesi: verso i sei, di mesi appunto, si perderanno 834 euro. Superati i sei mesi, invece, e quindi quasi per tutto l’anno pandemico (marzo-dicembre) il taglio sarà di ben 1.503 euro.