La Ministra dell’Istruzione Azzolina ha lanciato, dopo anni di assenza, il concorso per insegnanti di Religione. Grande la polemica scoppiata
L’insegnante di Religione. Il concorso per ricoprire questo ruolo è fermo da 17 anni e si tratta poi del secondo, il primo avvenne nel 2004. La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha con grande soddisfazione lanciato questa possibilità. Ieri infatti c’è stato l’accordo con il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. Secondo la Ministra, l’accordo è stato di estrema importanza per poter procedere ufficialmente al bando.
Attraverso questo, si andranno a coprire i posti vacanti e disponibile nel triennio: 2020/2021 e 2022/2023. Sono stati molti gli anni di “fermo” per poter accedere a questa professione, ma dietro questa possibilità, si cela anche un’aspra polemica sul ruolo e sulla modalità di concorso.
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Accesa la polemica sul concorso
La Ministra dell’Istruzione non nasconde la sua felicità in merito al lancio del concorso per insegnante di Religione. Seppur la materia ormai non rientri negli interessi degli studenti, sono sempre più del 50% gli alunni che decidono di essere presenti alla lezione. Ma a creare la vera e propria polemica è il bando.
Per accedere al concorso è infatti necessario che “una quota non superiore al 50% dei posti, possa essere riservata al personale in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall’ordinario diocesano e che abbia svolto tre annualità di servizio nelle scuole del sistema nazionale di istruzione”.
L’Anaps (Associazione nazionale autonoma professionisti della scuola) è in completo accordo con quanto deciso. Tanti insegnanti invece non sono dello stesso parere poiché per il primo concorso, servivano almeno quattro anni di servizio e molti che avevano ricevuto la supplenza nel 2001, vennero esclusi. La cosa sconcertate rimane però il fatto che per poter partecipare, è necessaria la certificazione dell’idoneità diocesana.
“E’ prevista la certificazione dell’idoneità diocesana rilasciata dal Responsabile dell’Ufficio diocesano competente nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di concorso”. E’ attesa intanto la pubblicazione ufficiale del bando del prossimo concorso, ma un punto rimane pur sempre di difficile comprensione: perché la scelta di un posto pubblico viene affidata al vescovo?