Chat segrete tra le comunità cinesi in Italia per ottenere, prima di tutti gli altri, il vaccino anti Covid? Per molti è la spiegazione all’immunità di molti orientali al virus.
Un’ipotesi clamorosa quella che cerca di spiegare l’anomala immunità al Covid di grandi comunità di cinesi nel nostro Paese. Sono infatti pochissimi i casi accertati di positività di cinesi in due tra le comunità più grandi in Italia, quella di Prato (la maggiore sul territorio nazionale) e di Napoli. Desta più di qualche sospetto il fatto che solo un minimo numero di membri di queste collettività abbia contratto il Coronavirus, e l’ipotesi che si sta facendo largo prenderebbe in considerazione l’utilizzo di chat “segrete” per una distribuzione clandestina del vaccino.
I membri delle comunità cinesi, stando a questa teoria, avrebbero ricevuto dal loro paese d’origine (e in modo clandestino) numerose dosi del farmaco anti Covid sviluppato proprio in Cina, pagando di tasca propria per poter ottenere la cura prima del tempo. Così, infatti, si spiegherebbe l’irrisorio tasso di positività tra coloro che fanno parte di questi gruppi. In tanti affermano: il “vaccino segreto” sarebbe arrivato già durante la prima ondata.
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Mentre in Italia la vaccinazione deve ancora iniziare, con la Gran Bretagna che ha inaugurato ieri questa nuova fase nella battaglia al Covid, migliaia di cinesi nel nostro Paese sarebbero già vaccinati da tempo, con un farmaco arrivato clandestinamente da Pechino. È questa la teoria che sta circolando negli ultimi tempi, e che spiegherebbe il basso numero di positivi nelle comunità cinesi in Italia.
A Prato, dove risiede la collettività di cinesi più grande dello Stivale, sarebbero appena 100 i casi accertati su un totale di 26 mila abitanti orientali. A Napoli invece, dove la comunità è formata da 5 mila cittadini, solo 5 sarebbero i casi registrati. Numeri che destano più di qualche sospetto e che hanno portato alla formulazione dell’ipotesi “vaccino clandestino” arrivato direttamente da Pechino e ordinato tramite chat “segrete” condivise tra i membri delle stesse comunità cinesi. Altri, invece, si sarebbero recati direttamente in patria per sottoporsi alla cura.
All’Adnkronos la conferma di una commerciante che lavora a Roma: “A novembre mi sono vaccinata contro il Covid19 in un ospedale in Cina, sto bene, non ho avuto né febbre né dolori”.