Revenge Porn, la maestra di Torino racconta la sua versione al tribunale del capoluogo piemontese: le sue ammissioni sconvolgenti
Ha fatto scalpore il caso della maestra di Torino, vittima di Revenge Porn; un vero e proprio reato, considerato come si tratti di diffusione di immagini e video pornografici senza il consenso del protagonista. Una sorta di “pornografia non consensuale”, un fenomeno che, purtroppo, in Italia sta prendendo sempre più piede.
Coinvolge anche tantissime adolescenti, e molte di esse hanno anche tentato il suicidio, a volte riuscendoci anche, come capitato alla napoletana Tiziana Cantone. Nel luglio del 2019 è stato approvato il disegno di legge in via definitiva che si focalizza su due tipologie di reato.
Il primo è la diffusione di video o immagini esplicite sessualmente che dovrebbero restare private senza il consenso del soggetto protagonista; commette reato anche chi, a sua volta, diffonde ulteriormente il materiale. La pena prevista è la reclusione, da uno a sei anni ma anche una sanzione amministrativa da 5 a 15mila euro.
Il Revenge Porn è considerato tale attraverso materiale di sexting (selfie o riprese in pose intime e poi girate a terzi), la ripresa di immagini intime come un rapporto sessuale, l’hackeraggio di cloud o sistemi di archiviazione ma anche ripresa della vittima con spy cam in spogliatoi, bagni o durante rapporti sessuali.
Ha fatto decisamente scalpore quanto accaduto alla maestra di Torino. La vittima, che ha perso il posto di lavoro, ha raccontato la sua versione dei fatti nel Tribunale del capoluogo piemontese. “Tolta un peso dallo stomaco” ha spiegato l’insegnante che ha sostenuto come sia stata costretta dalla sua dirigente scolastica alle dimissioni.
“Ad una gogna pubblica mi ha sottoposta” ha ammesso, sostenendo come sia stata definita svergognata davanti ai suoi colleghi. Nel dibattimento la donna ha spiegato come foto e video di stampo erotico ed intimo siano stati inviati al suo ex fidanzato, ex calciatore che ha poi girato il tutto ai suoi compagni di squadra.
E per questo è stato condannato ad un anno di servizi sociali. Quei video sono poi diventati virali, almeno a Torino, fino ad arrivare sui telefonini dei genitori di un suo studente. A quel punto, l’insegnante ha informato la preside provando ad avere manforte ma così non è stato.
La dirigente avrebbe puntato il dito contro la sua insegnante “suggerendole” di dare le dimissioni; solo in quel caso non avrebbe segnalato la situazione a tutte le strutture cittadini. E, di fatto, la povera vittima è stata pure costretta a rassegnare le sue dimissioni.