Il Ministero della Salute ha reso noti i dati dell’epidemia da Covid-19, aggiornati al 30 Novembre, tramite il consueto bollettino
Il Ministero della Salute ha pubblicato il bollettino ufficiale aggiornato al 30 Novembre 2020. Dai dati si evince che i casi di contagio sono saliti a 1.601.554 con un incremento di 16.377 unità rispetto a ieri. In diminuzione i soggetti attualmente positivi che ad oggi risultano essere 788.471 (– 7.300), rispetto a ieri. In calo, invece, i pazienti ricoverati in terapia intensiva (-9) che ad oggi contano 3.744 pazienti. Il numero dei guariti è giunto a 757.507 con un incremento di 23.004 unità. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 672 decessi che portano il totale delle vittime in Italia dall’inizio dell’emergenza a 55.576.
Una domanda che fin dall’inizio della pandemia ha diviso e creato dibattiti. Quanto tempo si è contagiosi? Qual è il momento in cui si è più contagiosi al covid? A queste e altre domande hanno risposto alcuni ricercatori, pubblicando i risultati su The Lancet. I loro studi, 79 sul Sars-Cov-2, e 8 sul Sars-Cov (Sars), hanno riguardato appunto il periodo di maggiore contagiosità dei positivi.
Dai loro studi è emerso che il periodo di maggiore infettività, sarebbero i due giorni precedenti alla comparsa dei sintomi, fino al quinto giorno dal manifestarsi della malattia. Dunque i primi 5 giorni di infezione risulterebbero essenziali per la trasmissione da individuo a individuo, causa per cui la diffusione del Covid-19 è stata maggiore a quella della Sars. Il picco, secondo i ricercatori invece, coinciderebbe con il manifestarsi dei sintomi.
Secondo la ricerca di The Lancet, il virus non vivrebbe più di 9 giorni. I pazienti sono dunque contagiosi per lo più nei primi 5 giorni, difficilmente restano infetti oltre il nono. Dai 79 studi è emerso infatti che in nessun caso il virus è risultato vivo dopo 9 giorni, ma al massimo si rilevavano materiali genetici del virus in gola, nel sangue e nelle feci.
Nel dettaglio, era presente in media fino a 17 giorni nelle vie respiratorie (durata massima rilevata 83 giorni). Anche i pazienti con sintomi meno gravi dunque, impiegherebbero almeno 7 giorni a eliminare il virus. Il virus è scomparso nei pazienti esaminati in media in 17,0 giorni nel tratto respiratorio superiore, 17,2 giorni nelle feci e 14,6 giorni nel tratto respiratorio inferiore. Ovviamente dalla durata della contagiosità e della permanenza del virus nei contagiati, dipende la durata della quarantena. Un parametro ancora non del tutto uniforme nel mondo e in Europa
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Tanti sono i settori che stanno riaprendo gradualmente. Se è un rischio o meno lo dirà solamente il tempo e la buona condotta dei cittadini, oltre che un duro intervento dello Stato. Intanto alcune regioni sono passate dalla zona rossa a quella arancione, mentre altre da quella arancione a quella gialla. Insomma, nessuna che ha cambiato il “colore” in peggio, ma solamente in meglio.
Tutto questo ha fatto sì che il dibattito su alcuni tempi si riaccendesse di colpo. E non poteva mancare il settore della scuola. Proprio per questo motivo è intervenuta, nuovamente, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Quest’ultima è stata ospite al programma Live – Non è la D’Urso condotto proprio da Barbara D’Urso su Canale 5. Non è mancata una frecciatina al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.
Sulla scuola se ne sono dette tante, alcune volte anche troppe e fuori luogo. Per rimettere tutti sugli attenti ci pensa la stessa ministra Azzolina che interviene nel programma condotto da Barbara D’Urso su Canale 5. La ministra afferma con forza: “Se riaprono gradualmente alcuni settori produttivi del nostro Paese, anche la scuola deve fare lo stesso percorso. Ricordo che l’ambiente scolastico è uno dei primi a formare le donne e gli uomini del futuro. Quando parliamo di riaperture dobbiamo considerare anche la scuola”.
Il “grido” della Azzolina è quello di non lasciare per ultime le scuole, anzi, di pensarle, come mai, forse, è stato fatto prima, per prime. Per quanto riguarda la proposta di riaprirle anche la domenica è molto dura: “È stata un’idea pensata per dare “respiro” alla scuola stessa. Ma non è assolutamente una strada percorribile, mal digerita, fin dalle prime voci, sia dalle famiglie che dagli studenti stessi”.
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In ultimo risponde alla frecciatina del presidente campano Vincenzo De Luca: “Non voglio fare polemica con lui in questo momento storico. Ma ricordo che la Campania è l’unica regione d’Europa ad avere, di fatto, le scuole chiuse praticamente da marzo. I bambini campani non hanno gli stessi diritti di quelli del resto d’Italia”