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Covid-19, il bollettino del Ministero della Salute del 30 Novembre 2020

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Marco Carlino

Il Ministero della Salute ha reso noti i dati dell’epidemia da Covid-19, aggiornati al 30 Novembre, tramite il consueto bollettino

Il Bollettino del Ministero della Salute del 30 Novembre 2020

Il Ministero della Salute ha pubblicato il bollettino ufficiale aggiornato al 30 Novembre 2020. Dai dati si evince che i casi di contagio sono saliti a 1.601.554 con un incremento di 16.377 unità rispetto a ieri. In diminuzione i soggetti attualmente positivi che ad oggi risultano essere 788.471 (– 7.300), rispetto a ieri. In calo, invece, i pazienti ricoverati in terapia intensiva (-9) che ad oggi contano 3.744 pazienti. Il numero dei guariti è giunto a 757.507 con un incremento di 23.004 unità. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 672 decessi che portano il totale delle vittime in Italia dall’inizio dell’emergenza a 55.576.

“Covid, per quanto tempo si è contagiosi?”: parla l’esperto

Covid-19 (Getty Images)

Una domanda che fin dall’inizio della pandemia ha diviso e creato dibattiti. Quanto tempo si è contagiosi? Qual è il momento in cui si è più contagiosi al covid? A queste e altre domande hanno risposto alcuni ricercatori, pubblicando i risultati su The Lancet. I loro studi, 79 sul Sars-Cov-2, e 8 sul Sars-Cov (Sars), hanno riguardato appunto il periodo di maggiore contagiosità dei positivi.

Dai loro studi è emerso che il periodo di maggiore infettività, sarebbero i due giorni precedenti alla comparsa dei sintomi, fino al quinto giorno dal manifestarsi della malattia. Dunque i primi 5 giorni di infezione risulterebbero essenziali per la trasmissione da individuo a individuo, causa per cui la diffusione del Covid-19 è stata maggiore a quella della Sars. Il picco, secondo i ricercatori invece, coinciderebbe con il manifestarsi dei sintomi.

Secondo la ricerca di The Lancet, il virus non vivrebbe più di 9 giorni. I pazienti sono dunque contagiosi per lo più nei primi 5 giorni, difficilmente restano infetti oltre il nono. Dai 79 studi è emerso infatti che in nessun caso il virus è risultato vivo dopo 9 giorni, ma al massimo si rilevavano materiali genetici del virus in gola, nel sangue e nelle feci.

Nel dettaglio, era presente in media fino a 17 giorni nelle vie respiratorie (durata massima rilevata 83 giorni). Anche i pazienti con sintomi meno gravi dunque, impiegherebbero almeno 7 giorni a eliminare il virus. Il virus è scomparso nei pazienti esaminati in media in 17,0 giorni nel tratto respiratorio superiore, 17,2 giorni nelle feci e 14,6 giorni nel tratto respiratorio inferiore. Ovviamente dalla durata della contagiosità e della permanenza del virus nei contagiati, dipende la durata della quarantena. Un parametro ancora non del tutto uniforme nel mondo e in Europa

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Covid scuola, cosa pensa l’Azzolina sull’apertura di domenica

Ministro Azzolina (getty images)

Tanti sono i settori che stanno riaprendo gradualmente. Se è un rischio o meno lo dirà solamente il tempo e la buona condotta dei cittadini, oltre che un duro intervento dello Stato. Intanto alcune regioni sono passate dalla zona rossa a quella arancione, mentre altre da quella arancione a quella gialla. Insomma, nessuna che ha cambiato il “colore” in peggio, ma solamente in meglio.

Tutto questo ha fatto sì che il dibattito su alcuni tempi si riaccendesse di colpo. E non poteva mancare il settore della scuola. Proprio per questo motivo è intervenuta, nuovamente, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Quest’ultima è stata ospite al programma Live – Non è la D’Urso condotto proprio da Barbara D’Urso su Canale 5. Non è mancata una frecciatina al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

Sulla scuola se ne sono dette tante, alcune volte anche troppe e fuori luogo. Per rimettere tutti sugli attenti ci pensa la stessa ministra Azzolina che interviene nel programma condotto da Barbara D’Urso su Canale 5. La ministra afferma con forza: “Se riaprono gradualmente alcuni settori produttivi del nostro Paese, anche la scuola deve fare lo stesso percorso. Ricordo che l’ambiente scolastico è uno dei primi a formare le donne e gli uomini del futuro. Quando parliamo di riaperture dobbiamo considerare anche la scuola”.

Il “grido” della Azzolina è quello di non lasciare per ultime le scuole, anzi, di pensarle, come mai, forse, è stato fatto prima, per prime. Per quanto riguarda la proposta di riaprirle anche la domenica è molto dura: “È stata un’idea pensata per dare “respiro” alla scuola stessa. Ma non è assolutamente una strada percorribile, mal digerita, fin dalle prime voci, sia dalle famiglie che dagli studenti stessi”.

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Covid, buone notizie dall’ISS ma la strada è in salita (Getty Images)

In ultimo risponde alla frecciatina del presidente campano Vincenzo De Luca: “Non voglio fare polemica con lui in questo momento storico. Ma ricordo che la Campania è l’unica regione d’Europa ad avere, di fatto, le scuole chiuse praticamente da marzo. I bambini campani non hanno gli stessi diritti di quelli del resto d’Italia”

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