L’app Immuni era stata presentata da molti come una sorta di “salvezza” nell’emergenza Covid, un supporto al quale affidarsi per lo screening dei contagi. A mesi di distanza, un fallimento atteso da molti.
Poche settimane dopo l’esplosione della pandemia in Italia, lo scorso marzo, prese corpo l’idea di un’applicazione che avrebbe potuto aiutare le autorità mediche nello screening dei contagi. Un supporto digitale che, nelle intenzioni, doveva supportare nella ricostruzione della rete dei contatti avuti da era positivo al Covid, di modo che le varie Asl locali avessero avuto vita “semplice” nel rintracciare altri potenziali contagiati.
L’app venne lanciata tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, accompagnata da grandi proclami e molti inviti al download. Venne chiamata Immuni, scaricata da milioni di persone che l’hanno istallata nello smartphone e, dopo pochi giorni, probabilmente si sono anche dimenticati di averla. L’app non ha funzionato come avrebbe dovuto e oggi la “resa” del Commissario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri.
Arcuri, resa app Immuni: “10 milioni di download, ma…”
App Immuni, fallimento annunciato? – Arcuri è intervenuto in conferenza stampa e, tra i vari temi, ha toccato anche l’argomento app Immuni. Un progetto nato sotto le migliori intenzioni ma che è naufragato presto. Nonostante i tanti download (10 milioni, spiega il Commissario), l’applicazione non ha dato i risultati sperati. “Per adesso non abbiamo avuto la risposta che ci aspettavamo in termini di scoperta dei contagiati” ha detto Arcuri, rammaricato per il fallimento di un progetto che non ha reso secondo le aspettative.
Intanto il Governo pensa alle misure da adottare in vista del periodo natalizio. Saranno festività, come dichiarato da Conte e dagli esponenti della maggioranza, all’insegna della sobrietà e dell’attenzione; ma non è escluso che possano essere concesse alcune libertà per trascorrere il Natale in una normalità quanto più apparente possibile. Previsti, probabilmente, spostamenti tra regioni e riaperture di centri commerciali e ristoranti.
Tra i maggiori pericoli evidenziati dagli esperti, però, quello del ritorno dei numerosi fuori sede dalle rispettive famiglie.
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