Lo studio condotto da alcuni ricercatori mette in guardia la task force medica sulle possibili soluzioni anti Covid, attraverso l’uso del cordone ombelicale
La ricerca sui metodi scientifici per combattere la pandemia da Covid-19 in corso sembra stia facendo enormi progressi. A testimoniarlo è uno studio di ricercatori e studiosi, che hanno comunicato che tra le papabili piste che potrebbero condurci fuori dal tunnel rientra il “cordone ombelicale” materno.
Si tratta di un argomento, che ha radici piuttosto antiche, nonchè oggetto di studio per eliminare le forme di “diabete di tipo 1”. Il metodo didattico è tornato di attualità, a causa dell’emergenza sanitaria in corso. In realtà qualcuno della task force medica europea aveva già battezzato l’utilizzo del “materiale” umano contro il diabete, proprio in occasione dello scoppio del virus in Cina.
Ogni singolo cordone contiene un cumulo di cellule staminali, che avrebbero potenzialità rigeneratrici, durante le operazioni di reazione con i tessuti dell’organismo
Il “cordone ombelicale” scagiona Covid? Le differenze con il “diabete di tipo 1”
Una nuova “boccata” d’ossigeno per la lotta contro il Covid potrebbe arrivare direttamente dalle neomamme. Secondo uno studio di ricercatori medico-scientifici, il cordone ombelicale potrebbe essere la soluzione al problema, che sta affliggendo lòa popolazione mondiale.
Questo filamento proveniente dal sistema digerente dell’organismo umano viene tirato fuori, quando una madre è in procinto di partorire. Solitamente si taglia e si butta via, ma in questo periodo, la sua conservazione potrebbe essere determinante. Le cellule staminali mesenchimatiche contenute all’interno del cordone servono per combattere le difficoltà importate dai pazienti affetti da “diabete di tipo 1”.
Per arrivare ad avere una risposta immunitaria è necessario stimolare il processo di antinfiammazione del “prodotto”, che andrà difatti a contrastare la tempesta di citochine, con l’obiettivo di favorire la rifondazione dei tessuti. L’azione del RNA virale produrrebbe gli stessi effetti, nello scatenare l’azione di movimentazione del complesso di molecole proteiche, nel momento in cui la proteina “spike” si lega alle cellule umane.
Ecco perchè questo sistema “anti diabetico” sarebbe efficace contro il Covid-19. Da un punto di vista dell’iniezione, per il diabete è necessaria la reazione con le cellule del pancreas: un “passaggio” tutt’altro che tempestivo. Mentre per quanto riguarda l’azione di contrasto anti Covid, le staminali arriverebbero direttamente nella “zona” interessata, attraverso una trasfusione di sangue che conduce lo speciale complesso cellulare direttamente ai polmoni
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Il direttore della Diabetes Research di Miami ha già avviato i contatti con i Paesi europei, per favorirne la distribuzione. Che sia la volta buona per una svolta definitiva?