La scienziata Ilaria Capua ha parlato della situazione Covid in Italia, anche alla luce delle notizie sul vaccino: “Ci vuole prudenza, ma è una svolta.”
La seconda ondata dell’epidemia di coronavirus in Italia sta colpendo duramente, ma le misure di contenimento stanno cominciando a dare qualche risultato. La curva dei contagi, secondo numerosi scienziati, non cresce più in maniera esponenziale e potrebbe stabilizzarsi nei prossimi 14 giorni. Le notizie sui vaccini contro il virus inoltre stanno caricando le persone di fiducia e aspettativa per una risoluzione della situazione.
La virologa Ilaria Capua, ospite di Giovanni Floris a DiMartedì, ha parlato proprio di questo durante la scorsa puntata della trasmissione. Secondo la docente universitaria, che dal 2016 insegna negli USA, siamo ad un punto di svolta. I dati mostrano che la situazione sta migliorando, anche se lentamente: per allentare la presa però bisogna aspettare che i contagi tornino a diminuire.
La Capua tuttavia ritiene che un nuovo lockdown generalizzato sia troppo severo per la situazione attuale. Sarà sufficiente limitare al massimo gli spostamenti e mantenere comportamenti virtuosi come l’uso costante della mascherina per evitare situazioni di crisi. L’invito della docente è quello alla consapevolezza delle criticità che questa pandemia ha generato per tutti, che vanno affrontate di petto senza pensare di aggirarle.
Durante la puntata di DiMartedì Ilaria Capua la sua opinione sullo studio che sostiene che il Covid girasse in Italia già la scorsa estate. Rispondendo ad una domanda del conduttore Giovanni Floris infatti si è detta scettica sulla veridicità di questo studio, soprattutto in assenza di ricerche analoghe in altri paesi europei. Se però lo studio verrà confermato, la docente ha sottolineato che si tratta di una crepa gigantesca nel sistema sanitario europeo.
Se infatti mancano gli strumenti per individuare un nuovo virus in tempo reale, questo mette l’Europa a rischio di una nuova epidemia qualora spuntasse un nuovo virus. La Capua ha anche sottolineato che, se lo studio fosse vero, tutte le critiche rivolte alla Cina nei mesi scorsi sarebbero da rigirare al mittente. Sarebbe l’Europa, infatti, a non aver reagito con sufficiente rapidità alla diffusione del virus.