Da domenica altre due regioni entreranno nella lista delle zone rosse. Sono Campania e Toscana: nuove strette in arrivo ma i governatori non ci stanno. Giani: “Dati erano in miglioramento”.
Si aggiorna nuovamente la “mappa epimediologica” dello Stivale. Dopo la revisione di ieri riguardante le nuove zone arancioni, quelle di allerta medio/alta, ecco che viene modificato anche l’elenco delle regioni rosse. A quelle già presenti, vale a dire Lombardia, Piemonte, Calabria e Alto Adige si aggiungono (da domenica) anche la Campania e la Toscana. Mentre per la prima si trattava di un provvedimento prevedibile, anzi per molti anche ritardato, c’è stata una certa sorpresa per quanto riguarda la seconda.
La comunicazione ufficiale da parte del Governo, attraverso la voce del ministro della Salute Roberto Speranza, è arrivata oggi ai governatori delle rispettive regioni. Eugenio Giani, però, ha accolto con particolare “stupore” (le virgolette sono d’obbligo, considerando la situazione generale attuale) la decisione di includere anche la Toscana tra le zone di pericolosità massima. Il neo presidente ammette una certa meraviglia, dichiarando come i dati sui quali si è basato il Governo fossero vecchi di quasi una settimana.
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Toscana zona rossa, Giani: “Ce la potevamo fare”
Il Governatore toscano ammette che il Governo abbia assunto questa decisione valutando i numeri riferiti alla prima settimana di novembre, mentre negli ultimi giorni in tutta la regione si sono registrati dei (seppur lievi) miglioramenti. “Sono convinto che ce l’avremmo potuta fare anche senza dover passare a zona rossa” ha detto Giani.
Mentre il sindaco di Firenze Nardella condanna i fin troppi assembramenti che ancora si registrano in città, il primo cittadino di Siena fa eco alle parole del governatore della regione. De Mossi rivela come a Siena i numeri non siano gravi come nelle altre città della Toscana, e che si sarebbe dovuto tenere conto di questa disparità e agire di conseguenza.
Il sindaco senese poi denuncia come i vari provvedimenti governativi non facciano altro che generare tra i cittadini “… uno stato di disagio paragonabile alla preoccupazione sanitaria“
