Un vero e proprio cancro di questa società accostato soprattutto allo sfruttamento: nonostante il Covid la prostituzione a Milano non si ferma, arriva un appello importante.
Che il Covid sia ancora in giro non lo diciamo certo noi. Eppure c’è chi ancora riesce, o meglio vuole, trasgredire alcune regole che portano male all’intera comunità. Molti, degli esperti, stanno affermando che questa seconda ondata, così come la stiamo vivendo, è qualcosa di ancora più grande e dannoso di quanto ci si aspettava. Insomma, quando le previsioni non funzionano, subentra il senso di responsabilità.
Facile a dirlo, difficile da metterlo in pratica. Soprattutto se di mezzo ci sono dei vizi verso i quali, alcuni “clienti”, non sanno proprio rinunciare. Parliamo, purtroppo, della prostituzione in strada. Di donne, sfruttate, che nonostante il pericolo del virus sono costrette a incontrare i loro clienti nelle vie di Milano. Un fenomeno che, nonostante il Covid sia ancora in circolazione, non è affatto diminuito. Anzi, nell’ultimo periodo è addirittura aumentato. Ora, però, arriva un appello importante per cercare di “mettere una toppa”.
L’appello della Caritas sull’aumento della prostituzione a Milano col Covid “dietro l’angolo”
Un aumento spropositato, nonostante ci sia un coprifuoco in atto. Qualcuno raggira gli orari, altri si presentano qualche minuto prima che ci sia il “tutti dentro casa”. Insomma, il senso di responsabilità non è proprio di casa in Italia, soprattutto a Milano. Nelle ultime ore è stato lanciato un appello da Caritas Ambrosiana, che si è fatta sentire attraverso la voce del direttore Luciano Gualzetti.
Quest’ultimo non ha usato mezze misure per mettere un freno a questo terribile fenomeno anche in un momento così drammatico: “La paura e l’angoscia che noi tutti viviamo intorno al Covid, dall’altra parte non sta fermando la domanda di sesso a pagamento sulle strade di Milano. Queste povere donne, soprattutto di origine romena, sono costrette a farlo per esigenze economiche e perché non riescono a tagliare i ponti con i loro sfruttatori”.
Quello che il direttore chiede, a nome di tutta la comunità lombarda, è un cambio di passo e un’alternativa vera a vederle per strada. Come accade in altri paesi europeo. Una richiesta davvero coraggiosa, vista la situazione “morale” che c’è in Italia attorno a questo campo. Ma soprattutto una sorta di “responsabilità” ai clienti, che non tengono in conto, per nulla al mondo, il rischio legato al coronavirus.