Denis Verdini torna in carcere: sentenza definitiva per l’ex senatore che finirà dietro le sbarre. Si è costituito a Rebibbia ma u cavillo blocca tutto
Sei anni e mezzo di reclusione, questa la condanna per Denis Verdini, ex parlamentare costituitosi nel carcere romano di Rebibbia. La Cassazione, nel processo relativo al fallimento della banca Credito cooperativo fiorentino ha confermato la condanna che diventa quindi definitiva.
Denis Verdini, quindi, finirà dietro le sbarre e vi resterà per sei anni; la Cassazione ha infatti confermato la condanna che gli era stata comminata in Appello per la bancarotta dell’istituto. Non accolta, quindi, la richiesta di Pasquale Fimiani, il procuratore generale della Cassazione che puntava ad un processo d’Appello.
L’ex senatore aveva peraltro visto ridursi la pena in Corte d’Appello, con la condanna scesa a sei anni e dieci mesi di reclusione; ben tre in meno rispetto alla condanna che era arrivata in primo grado. Verdini, condannato nei primi due gradi, è finito imputato con altre 15 persone.
La sentenza, arrivata in terzo ed ultimo grado di giudizio, è divenuta effettiva dopo che la pandemia da Covid-19 aveva rallentato il lavoro dei togati. Due, infatti, le volte in cui è stata rinviata l’udienza, arrivata otto mesi dopo lo scorso marzo, quand’era prevista inizialmente.
Vittorio Sgarbi, politico e senatore, nonché sindaco di Sutri, ha spiegato che lo andrà a trovare quanto prima nel carcere di Rebibbia. Intanto attorno all’ingresso in carcere si è creata una situazione davvero singolare; non è stato fatto entrare nella casa circondariale perché non era arrivata la notifica del provvedimento.
Davvero incredibile, con Vittorio Sgarbi che ha “suggerito” a Verdini di non entrare in carcere, per evitare il contagio da Covid-19; il virus è infatti attivo più che mai anche nelle varie case circondariali italiane. Proprio per questo motivo, in più di un’occasione, alla carcerazione sono state preferite altre pene, come i domiciliari con braccialetto.
“Verdini ha fatto capire la sua intenzione di non scappare – ha detto Sgarbi, critico d’arte – l’incidente burocratico però gli può tutelare la salute; potrebbe esserci infatti la diffusione del Coronavirus all’interno del carcere. E’ bene che non lo facciano entrare”.