Ormai dieci mesi fa il Covid-19 ha iniziato a circolare ufficialmente in Cina per poi espandersi in tutto il mondo. Ora la pandemia sembra aver nettamente rallentato nel Paese asiatico. “Le Iene” hanno cercato di capire le differenze rispetto all’Italia
Da gennaio 2020 il Coronavirus ha sconvolto la vita di miliardi di cittadini in tutto il mondo. Dopo il salto di specie da animali selvatici (in particolare, il pipistrello) all’uomo nel mercato di Wuhan, il Covid-19 ha iniziato a circolare in Cina. Terapie intensive sature, lockdown stringenti e sanificazioni quotidiane hanno dilaniato i cittadini asiatici. Le strategie adottate danno i loro frutti solo dopo alcuni mesi. Ora, però, mentre in Italia il virus sta accelerando, in Cina sembra aver rallentato in maniera decisiva. Le Iene hanno sottolineato le modalità del contenimento della pandemia in Asia Orientale in un servizio di Roberta Rei, appena andato in onda. A Wuhan il virus sembra praticamente sconfitto: i negozi restano aperti, i mezzi funzionano normalmente e le persone possono accedere liberamente, condividendo spazi ristretti, a discoteche, locali e mercati all’aperto. Insomma, tutto sembra essere tornato alla normalità proprio lì dove tutto era cominciato.
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Il modello cinese potrebbe, dunque, suggerire le modalità per sconfiggere il virus. La strategia si è basata su uno scrupoloso sistema di tracciamento: 160 milioni di tamponi sono stati effettuati dall’inizio della pandemia e in tempi molto brevi. Numeri molto più contenuti e maggiore lentezza, ancora oggi, sono evidenti in Italia. Appena spunta un nuovo cluster, inoltre, le autorità si impegnano a individuare immediatamente i contatti e ad effettuare un enorme numero di tamponi. A Wuhan è stato fondamentale anche il tracciamento della popolazione, tramite i big data, le app e la condivisione della posizione. I sistemi di screening sono incrociati e qualsiasi contatto con il contagiato, anche remoto, è messo in isolamento. In Cina, per ultimo, grande importanza è stata data al trattamento dei pazienti: nuovi ospedali in tempi record, supporto al personale sanitario e addirittura l’utilizzo di robot nei reparti.
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Occorre sottolineare, però, che da anni il Governo cinese attua un controllo sociale molto forte, con specifici sistemi di sorveglianza. I cittadini hanno dovuto rinunciare da tempo alla loro privacy e sono stati costretti talvolta a subire repressioni violente, realtà che sembrano utopiche in Italia e nel mondo occidentale. Insomma, il Covid sembra ormai lontano in Cina, ma nel Bel Paese saremmo disposti a barattare gran parte della nostra libertà per sconfiggere (forse definitivamente) il virus?