Continuano i dubbi sull’utilità dell’App Immuni, che, aiuterebbe a monitorare i contagi in Italia: una mamma solleva le perplessità
L’Italia continua ad essere sotto l’attacco del Coronavirus. Tra le varie cose che sviluppano polemiche nel paese, oltre alle restrizioni, c’è l’App ‘Immuni’. Infatti, l’applicazione è stata scaricata da 9 milioni di persone in Europa e sarebbero arrivate più di 25 mila notifiche di contatto con contagiati. Però l’applicazione continua a sollevare molte perplessità. L’ultima testimonianza arriva da Monica, madre di un ragazzo di 15. Il figlio lo scorso 16 ottobre riceve la notifica di contatto con un positivo, ma quello che succede dopo è clamoroso. Nessuno sa bene come agire ed il tampone è sempre a pagamento. La testimonianza fa riflettere.
App Immuni, la testimonianza di Monica: figlio a contatto con un positivo ma nessuno la aiuta
Sin dall’inizio l’utilizzo dell’App Immuni ha suscitato moltissimi pareri contrastanti ed ancora oggi i dubbi continuano ad esserci. Infatti la testimonianza di Monica, madre di un quindicenne fa riflettere. Il figlio lo scorso 16 ottobre riceve la notifica dall’applicazione di essere stato a contatto con un contagiato otto giorni prima. Così la madre si mette in contato con la guardia medica, che le dice di mandare tranquillamente il figlio a scuola. Le procedure in questo caso prevedono un isolamento volontario, quindi non obbligatorio, come non obbligatorio è il tampone, che come afferma Monica ”se vuoi farlo devi pagarlo”. Dunque in questo caso l’applicazione risulterebbe di un’utilità limitata, se una persona che riceve la notifica di contatto può essere libero di ignorarla e continuare a circolare tranquillamente. Quindi per migliorare l’uso di questo mezzo bisognerebbe ricorrere a delle restrizioni obbligatorie anche in caso di ricevimento di notifica. A confermare la scarsa utilità dell’applicazione poi, sono le sole mille persone che hanno condiviso i propri dati di contagio sulla piattaforma.