Addio alla critica d’arte Lea Vergine, morta il giorno dopo la scomparsa del marito Enzo Mari. Il ricordo della sua carriera
Esattamente un giorno fa, il mondo dell’arte diceva addio al designer di Cerano Enzo Mari, morto a 88 anni. Oggi, il triste addio viene dato alla moglie Lea Vergine di 82 anni. Erano ricoverati insieme all’ospedale San Raffaele di Milano dove sono deceduti a causa delle complicazioni legate al Covid.
La donna, critica d’arte nata a Napoli nel 1936, è stata una figura fondamentale per le arti performative in Italia. Si era conosciuta con Enzo Mari negli anni ’60, quando lui era ancora legato alla ex moglie Iela Mari e lei, Lea, ancora sposata. Dopo anni di malelingue napoletane che li accusavano per la loro relazione, decisero di trasferirsi a Milano per poi sposarsi nel 1978.
Potrebbe interessarti anche -> Coronavirus, Conte annuncia il vaccino: la data delle prime dosi
La carriera di Lea Buoncristiano, conosciuta come Lea Vergine
Lea Vergine è conosciuta da sempre come colei che ha smosso il punto di vista prettamente maschile dell’arte contemporanea. La maggior parte dei suoi saggi sono legati al concetto di fisicità, divenuti poi nell’arco del tempo un valido riferimento per gli studenti che si approcciavano alla materia.
Collaborava con diversi giornali italiani, tra cui Il Corriera della Sera, Panorama e Domus e nel corso della sua carriera, ha organizzato diverse mostre. Tra le sue opere più importanti si ricorda: Il corpo come linguaggio (1974), L’altra metà dell’avanguardia.1910-1940 (1980), Parole sull’arte (2010), La vita, forse l’arte (2014) e il più recente, L’arte non è faccenda di persone perbene. Conversazione con Chiara Gatti (2016).
La particolarità che ha fatto di Lea una grandissima donna stimata da tutti è la sua tenacia. Ma non solo! Una donna coraggiosa, libera e per molti, lontana dai luoghi comuni dell’arte. Il suo ultimo libro è stato “L’arte non è una faccenda di persone perbene”. Ma chi sono le persone perbene? Tante interviste su questa questione e un’unica risposta. Le persone perbene sono quelle che si recano alle mostre per istruirsi, per provare ad emozionarsi, o almeno chiamare così quella sensazione che provano. L’arte, anche se rivolta a tutti, deve essere studiata per essere realmente capita, ma in fondo l’arte non è necessaria, non serve a nulla. “L’arte è il superfluo. Perché quello che ci serve per essere un po’ felici, o meno infelici, è il superfluo”.
Potrebbe interessarti anche -> Selvaggia Lucarelli VS Barbara D’Urso: “danno culturale incolmabile”