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Cronaca

Strangolato e murato: ecco chi è il crudele omicida

Published by
Marina Forte

Murato nell’intercapedine dopo essere stato strangolato. Un fatto di cronaca che ha lasciato tutti senza parole: dopo quasi due anni arriva la verità.  

Era il 15 gennaio 2019. Un cadavere viene trovato murato in una villa a Senago, nei pressi di Milano. E’ subito giallo sull’identità della vittima e sulla dinamica della vicenda dai tratti macabri.

la villa a Senago (Foto dal web)

Il fatto di cronaca, che ha impaurito mezza Italia, è rimasto irrisolto per diverso tempo. Poi, il corpo della vittima è stato identificato. Ad essere strangolato e poi gettato nell’intercapedine del muro è Astrit Lamaj, un cittadino albanese di 41 anni che sembrava sparito dalla circolazione.

La sua scomparsa, infatti, era stata denunciata nel gennaio 2013. Ma il signor Lamaj è stato ritrovato solo il 15 gennaio 2019. O almeno, ciò che restava del suo corpo, da tempo murato nella misteriosa villa.

Adesso emergono nuovi dettagli sulla vicenda.

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Strangolato e murato: chi è l’omicida

carabinieri (gettyimages)

Oggi, lunedì 13 ottobre, i carabinieri dei nuclei investigativi di Monza e Caltanissetta, al termine di una lunga e complicata attività investigativa, hanno eseguito, a Riesi, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Monza a carico di Salvatore Muggiò, di 45 anni. Finalmente l’omicida è stato identificato.

L’uomo è un pregiudicato, già agli arresti domiciliari con l’accusa di appartenenza all’associazione mafiosa “Cosa Nostra della Famiglia di Riesi”, dove l’uomo è stato arrestato.

Ma cosa si nasconde dietro il macabro omicidio dell’albanese? A fornire i dettagli sono proprio gli investigatori di Monza, che hanno finalmente fatto luce sul caso. A quanto pare l’omicidio è stato dettato dalla fine di una relazione, a cui si è aggiunto un furto di gioielli.

Motivi “criminali” che spiegano anche la crudele dinamica dell’omicidio della vittima, il cui corpo è stato nascosto per ben sei anni. Giustizia è stata fatta? Dopo tutti questi anni non si può parlare di giusta punizione.

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Marina Forte