Patrick Zaky rinchiuso in cella in Egitto da otto mesi: è allarme rosso per la sua salute, familiari preoccupati
E’ allarme rosso intorno a Patrick Zaky, lo studente detenuto nel carcere di Tora, in Egitto, con l’accusa di propaganda terroristica. Sono ormai otto mesi che il ragazzo è rinchiuso in cella; la situazione sta diventando davvero preoccupante, considerato come la detenzione sarebbe dovuta durare appena 15 giorni.
L’arresto è arrivato lo scorso 7 febbraio, il giorno del suo ritorno a Il Cairo dall’Italia; su di lui, infatti, pendeva un mandato di cattura dal 2019 ma il ragazzo non ne era a conoscenza. Zaky, infatti, vive a Bologna, dov’è iscritto all’Università della città felsinea.
Il ragazzo, secondo i suoi avvocati, durante i vari interrogatori sarebbe stato anche torturato, attraverso l’utilizzo dell’elettricità e delle scosse oltre che picchiato. Nel mirino degli inquirenti egiziani il suo ruolo di attivista e le fake news che avrebbe diffuso contro lo Stato.
In tanti si sono mossi per lui, per chiederne la scarcerazione, compreso il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, con la questione Zaky discussa con il capo dello Stato egiziano Al-Sisi. Al momento, però, è ancora tutto bloccato, con i familiari del povero ragazzo che nemmeno riescono a vederlo più, causa Covid.
L’allerta è massima, il Covid-19 pericolo per Patrick Zaky
E proprio la situazione del Covid-19 preoccupa tremendamente la sorella Marise. Secondo la donna, infatti, vi sarebbe un vero e proprio focolaio nella prigione di Tora, lì dov’è rinchiuso il fratello. D’altronde è già morto un giornalista, Mohamed Mounir, anch’esso detenuto, proprio per il virus.
La condizione del carcere, d’altronde, non consente certo di rispettare tutte le norme anti-virus; celle sovraffollate e quindi assenza di distanziamento sociale, così come nessun filtraggio dell’aria. Di fatto condizioni ideali per il virus di potersi propagare senza alcuna difficoltà ed infettare tutti.
E proprio la possibile esposizione al patogeno tiene in allarme la donna. In un’intervista rilasciata a Fanpage.it, infatti, Marise ha spiegato come il fratello soffra d’asma e potrebbe quindi essere pericoloso, per lui, contrarre il Covid-19 a livello respiratorio. Ansia e preoccupazione, quindi, derivanti anche dall’impossibilità di vederlo.
Le uniche notizie che ricevono sono tramite brevi lettere, in cui il ragazzo non parla delle condizioni di salute ma solo della voglia di ritornare in Italia alla sua vita di prima. E la madre, ultima a vederlo lo scorso agosto, racconta di un Patrick notevolmente dimagrito.