L’ennesimo allarme dalla regione Umbria: solamente tre ospedali in tutto il territorio forniscono la pillola contraccettiva per abortire. Sfida alla sanità.
Una vera e propria lotta, impari, contro la sanità quella che si sta combattendo in Umbria. Al centro della discordia c’è la possibilità per le donne di abortire con la pillola, rimedio che solamente tre strutture ospedaliere in tutto il territorio mettono a disposizione. La pillola abortiva RU486 viene concessa in un numero fin troppo limitato di ospedali, costringendo gran parte delle donne in gravidanza ma che non vogliono avere figli a rivolgersi all’aborto chirurgico.
Una pratica questa molto più invasiva e dolorosa per le pazienti che, invece, con la pillola non subirebbero alcun tipo di operazione. Per di più in Umbria non è permesso il day hospital per chi pratica l’aborto, ma sono necessari tre giorni di ricovero.
Abortire in Umbria, parla la ginecologa
Ai microfoni di Fan Page ha parlato una ginecologa, Marina Toschi, che ha provato a fare chiarezza su questa situazione. La dottoressa prende in esame ciò che ha detto il Consiglio Superiore di Sanità, che ha assicurato come la procedura di aborto farmacologico non rappresenti un pericolo per la salute della donna che la deve assumere.
Per di più in discussione c’è anche l’impossibilità di day hospital per le donne che assumono la pillola abortiva. La legge prevede che la paziente rimanga per ben tre giorni in ospedale per essere tenuta sotto osservazione ma, ricorda la dottoressa Toschi, non ci sarebbe bisogno di un ricovero così lungo. Le nausee e i dolori che si provano dopo l’assunzione della pillola stessa infatti non presuppongono la diretta osservazione del personale medico.
Qui avrebbe importanza anche il fattore psicologico, con la donna che sarebbe più a suo agio a casa propria vicino ai suoi affetti che in una stanza di ospedale.
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