Il Covid-19 sta colpendo il mondo intero e sono tanti gli studi per trovare un vaccino al virus. Passi in avanti forse decisivi
Il Covid-19 ha messo in ginocchio l’intero mondo in questo 2020 e non accenna a scomparire, anzi. Dall’Asia all’Europa, passando per l’America, oltre un milione i morti per il virus, mentre i contagiati nemmeno si contano ed aumentano a vista d’occhio.
Una pandemia globale che ha distrutto anche l’economia dei Paesi, con Pil crollati e sistemi in difficoltà, sull’orlo del default. Impossibile proseguire su questa strada; ecco perché gli scienziati di mezzo mondo sono al lavoro da mesi per scoprire un vaccino o una cura.
Tanti gli esperimenti, tantissimi i vaccini le cui sperimentazioni sono ancora in corso, anche perché è lungo il procedimento. Vanno testati per gradi ed al minimo intoppo si blocca tutto, com’è accaduto a quello realizzato dall’azienda di Pomezia con l’università di Oxford.
I test sono poi ripartiti ma la fase dei test potrebbe durare ancora a molto. Nel frattempo è un gruppo di scienziati dell’Università di Washington ad aver realizzato una scoperta sensazionale, pubblicata sulla rivista Science.
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Nell’equipe statunitense vi sono anche tre medici italiani, Agostino Riva, Massimo Galli ed Arianna Gabrieli. Ed è stato proprio Galli a mostrare ottimismo sulla scoperta utile per debellare, si spera, il Covid-19 definitivamente.
La ricerca, che sta procedendo con test sui topi, ha scoperto due anticorpi che fermano il virus impedendogli nelle cellule il suo ingresso. Questi vanno inseriti nell’organismo a piccole dosi e sono in grado di stoppare l’azione del virus.
Gli anticorpi in questione, chiamati S2M11 e S2E12 sono stati studiati al microscopio crioelettronico a livello molecolare; questi sono stati isolati da pazienti che hanno superato e battuto il virus dopo esserne stati contagiati.
I due anticorpi sono entrambi efficaci ma agiscono in maniera differente; in comune hanno la capacità di impedire ad Ace-2, il recettore del virus, di entrare nella cellula. Questi anticorpi stimolano anche il sistema immunitario, “spingendo” le cellule preposte a combattere il virus.
Tra le azioni, il S2M11 va ad agire anche contro la proteina Spike utilizzata dal virus per entrare ed infettare la cellula. Da questo studio è possibile arrivare a realizzare una sorta di unione tra più anticorpi per crearne uno efficace in grado di bloccare e combattere il virus.