Dopo cinque anni dalla morte di Marco Vannini, a breve ci sarà la sentenza e la criminologa Roberta Bruzzone chiarisce alcuni aspetti del caso
E’ il 17 maggio 2015. Marco Vannini si trova a Ladispoli per una cena in compagnia della fidanzata Martina e della famiglia di lei. Marco è tranquillo e mentre fa il bagno, entra il padre della ragazza Antonio Ciontoli che gli mostra due pistole. Improvvisamente nella casa risuona un rumore assurdo: è partito un colpo e Marco rimane ferito. Prima di chiamare l’ambulanza per soccorrere il ragazzo, la famiglia aspetta troppi minuti che si dimostrano fatali per il ragazzo.
Al momento della telefonata ai soccorsi il padre, sottufficiale dell’ Aeronautica distaccato ai servizi segreti italiani, inizia a raccontare una versione dei fatti troppo caotica. Affiancato dalla famiglia che accetta la versione data dall’uomo, Antonio inventa al telefono delle scuse assurde come quella che il ragazzo della figlia sia caduto dalla vasca ferendosi con un pettine. In sottofondo ci sono le urla di Marco che non mentono e le stesse grida di dolore, smetteranno quasi due ore dopo quando muore. Il proiettile “partito” gli ha perforato il polmone e raggiunto il cuore.
La Cassazione sentenziò che la morte di Marco Vannini è arrivata in seguito al colpo di pistola di Antonio e che questo, avrebbe cercato di ostacolare i soccorsi che se tempestivi avrebbero potuto salvare il ragazzo. Le menzogne che seguirono da quel momento sono incalcolabili e nel corso di cinque anni, sono emerse nuove testimonianze, diversi processi e condanne tra cui per omicidio colposo a Federico e Martina, i figli di Antonio e alla moglie Maria Pezzillo.
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La nota criminologa Roberta Bruzzone è dell’idea che il colpo sia partito e che non c’era volontà da parte di Antonio Ciontoli di uccidere il fidanzato della figlia. L’errore che ha commesso l’uomo è stato di aver reagito “all’incidente” con troppa superficialità. Il colpo di pistola, anche se accidentale, c’è stato e l’uomo era consapevole di mettere Vannini in pericolo di vita. La cosa più grave oltretutto, è che la famiglia per proteggerlo ha accettato di rinviare i soccorsi facendo peggiorare la situazione di Marco.
Il 30 settembre ci sarà la sentenza in Appello bis e la Bruzzone sostiene che Antonio Ciontoli verrà condannato per omicidio volontario con dolo eventuale, mentre ai familiari resterà quella di omicidio colposo. Ci sono degli elementi però ancora in ballo che andrebbero analizzati, tra questi le intercettazioni ambientali attraverso le quali si sente Martina raccontare di aver visto il padre sparare al fidanzato. Sorgono dubbi invece sulla frase pronunciata dal ragazzo in preda al dolore: “Scusa Marti”, anche perché a detta della criminologa, il ragazzo in quel frangente avrebbe detto molte cose incomprensibile e di conseguenza sono parole che non possono essere prese in considerazione.
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