Prima dell’estate il timore, in proiezione autunnale, di una seconda nuova andata di contagi Covid. La paura di un nuovo lockdown torna attuale? La proposta per Natale.
Quasi 1700 nuovi casi di positività da Covid nelle ultime 24 ore. Poche centinaia di meno rispetto al bollettino di ieri, ma con uno scarto (in negativo) di oltre 20 mila tamponi. È questo il bilancio di questa ultima domenica di settembre: numeri che confermano come l’emergenza Coronavirus sia ancora lontano dall’essere debellata. 17 pazienti deceduti, proprio come ieri, e numeri che non accennano a calare.
Da ormai un mese ci siamo dovuti riabituare a numeri a quattro cifre per quanto riguarda i nuovi positivi accertati giornalieri. Numeri che, in particolar modo negli ultimi giorni, si sono stabilmente assestati tra i 1500 e i 1900 casi quotidiani inerenti alle persone che contraggono il Covid. Il numero dei decessi, fortunatamente, rimane limitato ma i dati, ora che è arrivato l’autunno, non lasciano tranquilli. Paesi come Spagna, Francia e Inghilterra sono alle prese con cifre ancora più grandi.
C’è già chi parla di un secondo lockdown, dopo quello di tre mesi che abbiamo vissuto da marzo a maggio, e c’è chi lo “consiglia” come mossa per salvare il Natale. Due premi Nobel, infatti, hanno lanciato la loro proposta: una nuova quarantena, limitata, dal primo al 20 dicembre.
+++ A che serve un nuovo lockdown +++
L’idea arriva dalla Francia, e inerente (almeno per ora) al solo territorio francese. Lì la seconda ondata è arrivata prima del previsto, tanto che con 14 mila 412 nuovi casi e 39 morti nelle ultime 24 ore oltralpe si stanno vivendo giorni di vera preoccupazione. La parola a due premi Nobel per l’economia, insigniti lo scorso anno, che hanno lanciato la proposta “salva Natale”.
Un nuovo lockdown, dal primo al 20 dicembre, per salvare il Natale e la vita delle persone anziane. Il testo dei due Nobel è stato pubblicato oggi su Le Monde e spiega perché un nuovo confinamento potrebbe essere a mossa giusta per evitare conseguenze ben peggiori. Ci sarebbe un danno all’economia in quei 20 giorni, ma meno di quello che comporterebbe annullare il Natale o chiudere nuovamente tutto in circostanze peggiori con due settimane di ritardo.