Un importante studio americano afferma che, in relazione alla vicenda del coronavirus, i giovani sono più propensi a cadere nelle fake news.
Studio più, studio meno. Nell’ultimo tempo se ne parla tanto, male e alcune volte senza usare la logica o meglio ancora, un pensiero attivo. Parliamo del coronavirus e di tutti gli effetti, negativi, che sta lasciando all’interno di società che un tempo si proclamavano “evolute e sviluppate” e che ora fanno i conti con l’incertezza perenne. Perché si sa: come dicevano i greci, la verità non è un concetto datoci per dono, è una ricerca continua del nostro essere connesso col pensiero. Manchiamo noi, manchiamo il pensiero, manca tutto.
A mancare, però, non sono le fake news. Purtroppo un aspetto molto ingombrante e delirante all’interno delle stesse società poc’anzi citate, e non solo. Questo tipo d’informazione, del tutto fuorviante, ha creato davvero tanti danni già negli anni passati. Quando, ogni tanto, veniva preso un politico o personaggio famoso e su di esso venivano inventate storie disumane. L’effetto, dopo poche ore sul web, potete immaginarlo da soli. Queste vicende, ora, non sono da meno nell’ambito del coronavirus. Un importante studio ha dichiarato che, a cascare nel gioco delle false notizie, sono più i giovani, tra i 18 e i 24 anni.
Fake news: siamo sicuri che ci caschino più i giovani?
Di studi, come dicevamo all’inizio dell’articolo, ne sentiamo tanti, soprattutto sul Covid-19, che intanto circola “beato” tra le varie popolazioni mondiali. Ora arriva anche quello sulle fake news, direttamente dagli Stati Uniti d’America. Secondo una ricerca portata a termine e pubblicata sul New York Times i giovani tra i 18 e i 24 anni sono i più inclini a credere alla disinformazione. Una ricerca fatta su un campione di 21.196 persone: non poche insomma.
Una volta presi in considerazione tutti gli Stati americani, si è constato un chiaro stacco generazionale. I giovani fra i 18 e i 24 anni hanno un 18% di probabilità di credere alle false informazioni che girano sul web contro il 9% degli over 65, la metà per intenderci. In contrasto con gli studi precedenti, ove, s evidenziava il fatto che, soprattutto sui social, erano gli “anziani” a cadere nel trucchetto, o se vogliamo nel business, delle fake news.
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