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Ambiente

La Spezia, orrore nel mare: migliaia di pesci in prigione – VIDEO

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Redazione

A largo delle acque di La Spezia va in scena un vero e proprio orrore: migliaia di pesci vengono tenuti in prigione, scatta la protesta.

Azione in mare di Essere Animali contro la prigionia dei pesci (Screenshot Video Facebook)

Un vero e proprio scempio, tenuto ben nascosto, quello che da, qualche tempo va in scena nelle acque a largo della città di La Spezia. Migliaia di pesci sono tenuti in prigione: letteralmente in gabbia contro ogni norma igienica e ambientale.

Animali che vivono in forte stress e che trascorrono una vita intera in quella che si può definire, come poc’anzi detto, una vera a propria prigione. Delle vere e proprie gabbie marine che non rispettano la vita di questi poveri esemplari marini. A ricordarcelo è uno striscione degli attivisti di Essere Animali, srotolato vicino vicino all’impresa ittica che gestisce una trentina di queste gabbie situate a largo di La Spezia.

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Pesci tenuti in prigione: intervenire per evitare un impatto più che negativo anche sul consumo

Quello che si chiede, dalle autorità competenti agli attivisti, è un massiccio intervento per evitare che tutto ciò si trasformi in una catastrofe ambientale.

I pesci versano in condizioni pietose. Per raggiungere il peso commerciale dei 300-500 grammi trascorrono dai 16 ai 22 mesi in questi impianti in mare aperto, dove avviene la fase dell’ingrasso. L’ultima del ciclo produttivo prima di passare alla fase della grande distribuzione organizzata per poi finire sui nostri piatti, per chi non lo avesse capito.

Una situazione che non può essere lasciata stare o addirittura fatta passare in sordina. A denunciare il fatto per primo è stata Brenda Ferretti, Outreach Manager di Essere Animali. Quest’ultima ha affermato che: “Questi animali, in codeste condizioni, esprimono tutt’altro rispetto il loro normale stile di vita. Tenerli chiusi in queste gabbie non fa altro che danneggiarli fino al punto di farli ammalare. Sono privati della loro esistenza. È ora di intervenire per chiudere queste prigioni”

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