Due dei presunti responsabili dell’omicidio di Willy a Colleferro sono stati portati a Rebibbia, dove dopo l’isolamento dei primi giorni ora hanno timore di ritorsioni da parte di altri detenuti.
Si spacciavano sui social e per strada per uomini forti, arroganti, pronti a tutto pur di far valere le loro posizioni. In carcere, invece, i fratelli Bianchi si scoprono (o riscoprono) “umani”. Due dei quattro (presunti) responsabili dell’omicidio di Willy Monteiro a Colleferro sono stati portati a Rebibbia dove, dopo i primi giorni di isolamento, hanno chiesto di non esser trasferiti con gli altri detenuti. La loro paura è quella di ritorsioni e violenze, dopo esser stati “accolti” con sputi e minacce al loro ingresso nel carcere romano. La richiesta dei legali sarà quindi di allungare di altre settimane l’isolamento, anche oltre il periodo di quarantena previsto dopo l’ingresso nella struttura.
La richiesta dettata anche dal fatto che, nei giorni scorsi, sono arrivate minacce di morte, anche via social o attraverso telefonate anonime, sia ai parenti di Gabriele e Marco sia ai loro difensori.
Intanto oggi gli avvocati dei due fratelli faranno ricorso al Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare. Obiettivo è trasformare il capo di accusa da omicidio preterintenzionale a omicidio volontario. Non c’è la discriminante dell’odio razziale.
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Emergono intanto le prime indiscrezioni riguardo i primi momenti dei fratelli Bianchi nel carcere di Rebibbia. Una delle domande poste è se, una volta in cella, si dovesse bere l’acqua del rubinetto.
Le indagini hanno evidenziato come i due ragazzi abbiano inoltre anche dei precedenti penali: tre per Gabriele per lesioni e porto d’armi e cinque, tutti per lesioni, per Marco. Dubbi anche sul tenore di vita dei due, secondo gli inquirenti troppo “elevato” per chi, ufficialmente, si occupava di un banco frutta.
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