A 41 anni dal record Pietro Mennea nei 200 metri piani alle Universiadi di Città del Messico parla un altro grande campione degli anni d’oro.
La prima espressione che viene in mente quando si ripensa a Pietro Mennea è: voglia. Voglia di vivere, lottare, correre e superare se stessi. Oggi 12 settembre 2020 lo ricordiamo per uno dei più alti momenti della sua carriera nell’atletica leggera. In Italia è stato il più grande di tutti, senza ombra di dubbio. Scomparso da soli 7 anni, è nato Barletta 1952. Soprannominato La Freccia del Sud, ha messo in bacheca importanti medaglie come quella d’oro nei 200 metri piani e i due bronzi alle Olimpiadi estive di Mosca del 1980. Ma ciò che oggi ricordiamo è accaduto esattamente un anno prima. Era il 1979 e con un tempo pari a 19”72 stabilì un record assoluto nei 200 metri piani, che durò ben 17 anni. Battuto poi, nel 1996, da un altro grande campione statunitense, Michael Johnson, con un tempo pari a 19”66, durante i trials americani per le qualificazioni ad Alle Olimpiadi di Atlanta.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> 74 anni di Freddie Mercury: il caso (irrisolto) dell’eredità
Il record Mennea ancora tiene banco: parla il campione e compagno di squadra Stefano Tilli
Il 12 settembre 1979 Pietro Mennea stabiliva quello che, a tutt’oggi, è ancora il record europeo nei 200 metri piani. Pochi giorni fa, per la ricorrenza di questa importante data, è intervenuto Stefano Tilli, amico e compagno di squadra dello stesso Mennea. I due, assieme nella staffetta 4 x 100, conquistarono l’oro alla Coppa Europa di Londra, l’oro ai Giochi del Mediterraneo a Casa Blanca e l’argento ai mondiali di Helsinki.
Tilli, ad oggi 57enne, ha voluto ricordare che Mennea osannandolo in tutto e per tutto: “Era il mio idolo da sempre. È grazie alla sua passione e alla sua voglia di lottare che ho iniziato a correre, fino ad avere l’onore di affiancarlo durante strepitose gare che hanno portato alla nostra, e di altri, vittoria”.
Stefano ha voluto ribadire, a gran voce, cosa aveva Mennea in più degli altri: “Dava sempre il massimo. Un connubio perfetto, tra fisico e aspetto caratteriale. In allenamento non usciva mai per primo, era un vincente nato. Ad Helsinki ero in stanza con lui. Era un tipo anche abbastanza meticoloso. Lì faceva freddo e lui indossava sempre qualcosa di veramente pesante per preservarsi. Ripeto: era un vincente”.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> 77 anni di Roger Waters: quel litigio (nascosto) che creò un capolavoro