Complottismo e bufale, uno studio traccia un profilo delle persone che tendono a credere che tutto sia manovrato e voluto da pochi eletti
Complottismo e bufale, parole che al tempi del web e in alcuni momenti particolari come la pandemia che stiamo vivendo diventano all’ordine del giorno. Dalla negazione che lo sbarco sulla Luna sia avvenuto davvero alle decisioni prese a tavolino sui grandi omicidi e stragi della storia; dal presidente americano Kennedy del 1968 all’attentato delle Torri Gemelle del 2001. Tanti sono gli argomenti per i complottisti e l’ultimo in ordine di tempo è la negazione dell’esistenza del Covid-19, visto solo come una manovra di pochi per distruggere l’economia e obbligare le persone a delle restrizioni.
Uno studio americano traccia un profilo per capire chi sono i soggetti che tendono a credere che tutto sia manovrato e voluto da pochi eletti.
In un articolo dello psicologo tedesco Roland Imhoff ripreso da The Vision, secondo la APA, American Psychological Association, le persone che vivono una situazione di precarietà e incertezza (come i disoccupati o chi ha un lavoro saltuario o instabile) tendono di più a credere alle teorie cospirazioniste rispetto a chi ha più padronanza della propria vita perché, ad esempio, ha un solido contratto di lavoro.
Ma perché, secondo lo studio americano, chi ha una vita all’insegna dell’instabilità e dell’incertezza tende a credere a questo genere di teorie, spesso strampalate come la terra piatta?
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Complottismo e bufale: l’esperimento tedesco
Perché le persone aderiscono alle teorie del complotto? Per la scienza sono persone in cerca di certezze e con una vita triste. Per questo hanno bisogno di sentirsi importanti e migliori degli altri, i “caproni”.https://t.co/mtyxL1heGs
— The Vision (@thevisioncom) September 6, 2020
La mancanza di controllo sulle cose personali porta ad abbracciare idee che danno certezza generali. Si tratta di una sorta di compensazione e che vede in queste teorie delle ancore di salvataggio nella bufera delle notizie sempre più confuse. Teorie viste come una sorta di resistenza all’idea dominante.
L’autore dell’articolo spiega qual è stato l’esperimento che con il suo team ha realizzato per comprendere meglio chi sono le persone che credono ai complotti e perché abbraccino certe idee. Ma soprattutto per verificare se fosse vera l’ipotesi iniziale ovvero se queste persone tendono ad essere esclusivi, speciali e migliori della massa credulona che reputa vero ciò che gli viene propinato.
In Germania i rilevatori di fumo in casa sono obbligatori e questo è l’unica cosa vera della teoria che hanno inventato per l’esperimento. Secondo questo finto complotto i rilevatori fanno male alla salute e la società produttrice era a conoscenza delle cause, ma in combutta con il governo nessuno ha mosso un dito.
Questa teoria inventata è stata mostrata a chi, secondo gli autori, aveva già una tendenza a credere ai complotti e la necessità psicologica di sentirsi unici. I risultati sono stati proprio questi: la maggior parte delle persone bollate come complottiste in certa di unicità, ha creduto a questa falsa teoria.
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