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Bollettino Covid, numeri gonfiati? La scoperta a Oxford

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Migliore Giorgio

I numeri del bollettino del Covid potrebbero essere falsati. Non solamente in Italia, ma in tutto il mondo, come rivelato da uno studio condotto a Oxford. 

Nella battaglia in cui siamo tutti coinvolti nel combattere il Covid non si risparmiano critiche, discussioni e dibattiti. Molti di questi sono incentrati sull’effettiva validità dei tamponi e sulla veridicità dei numeri che giornalmente sentiamo alla tv o leggiamo sui vari siti di informazione. C’è la possibilità, stando a quanto rivelato da uno studio condotto a Oxford, che questi stessi numeri siano “pompati”, “gonfiati” dall’eccessiva sensibilità del tampone anti Covid. Il principale test per individuare i positivi, infatti, sarebbe così “accurato” da riuscire a individuare anche tracce di virus già morto nell’organismo. E a dare, anche in questo caso, la positività del paziente. La domanda che sorge spontanea quindi è una: quanti potrebbero essere i casi in questione? Di quanto sarebbero ingigantiti i numeri comunicati dai vari bollettini?

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Studio di Oxford: bollettino Covid inaffidabile?

Test Covid (Getty Images)

Stando alla ricerca dei medici inglesi inoltre i frammenti di Coronavirus possono persistere nell’organismo per varie settimane anche dopo l’effettiva guarigione. Alcuni dati arrivano a mostrarne la diffusione intermittente fino a 70 giorni dopo. Anche in questo caso l’eventuale test darebbe esito positivo. In tutto ciò bisogna anche considerare il tasso di sensibilità dei tamponi, che secondo le linee governative deve attestarsi attorno all’80%.

Da ormai qualche giorno a questa parte in Italia si è stabilmente sopra i 1000 positivi. Oggi poco meno di 1300, in calo rispetto a ieri ma anche con molti meno tamponi (circa 30 mila). Aumentano però i pazienti in terapia intensiva e, in generale, quelli ospedalizzati. Nel loro caso, ovviamente, non si può parlare di test inaffidabile in quanto il virus è vivo e “operante” nell’organismo del paziente.

Lo studio condotto a Oxford, inoltre, rivelerebbe che in vari casi la carica virale del Covid diminuisce dopo circa una settimana.

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