Errori grammaticali più comuni, gli italiani ne commettono tantissimi e secondo un’indagine, ecco quali sono quelli più frequenti
Errori grammaticali più comuni, terrore non solo per gli studenti ma anche per chi la scuola l’ha finita ormai tempo fa ma ha ancora problemi con la grammatica italiana, una delle più complesse al mondo.
Chi non ha mai notato strafalcioni durante una conversazione orale o, peggio ancora, scritta? “Una problematica frutto dell’abuso di internet, che ha reso gli italiani incapaci di scrivere” leggiamo su Libreriamo, testa giornalistica che ha riporta quali sono stati i risultati emersi dall’indagine in occasione della XVIII Settimana della Lingua Italiana nel mondo realizzata su circa ottomila italiani di età compresa tra i diciotto e sessantacinque anni.
L’indagine è stata realizzata con il metodo WOA (Web Opinion Analysis) ossia un monitoraggio online sulle principali testate di settore, i social network, i blog e i forum e community dedicate al alla cultura.
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Errori grammaticali più comuni: “Qual’è” batte il congiuntivo
L’errore più comune è l’apostrofo su “Qual’è” (che non va messo), commesso dal 76% dei partecipanti all’indagine. Al secondo posto in termini percentuali c’è l’uso del congiuntivo (sbagliato dal 69%). L’uso corretto dei pronomi è un problema per il 65%. Per il 58%, invece, c’è confusione quando usare la Q o la C. Problema che non emerge nel discorso parlato ma che salta all’occhio quando si scrive.
“Ne” e “né”, anche questo dubbio assale spesso gli italiani (il 47%) quando scrivono: si usa l’accento “né” quando la frase è negativa. Il 41% ha invece problemi con la punteggiatura: punto, due punti, virgola e punto e virgola, spesso vengono usati a casaccio o come nel caso di una domanda dove spesso alla fine non si chiude con il punto interrogativo.
Altro problema con i segni grafici riguarda l’uso di “pò” (per il 39%), spesso scritto erroneamente così. Siccome si tratta di un troncamento, non si usa l’accento (appunto, pò), ma l’apostrofo, scrivendo “un po’ “.
Il 35%, invece, non sa bene quando usare la “d” eufonica: “Vado ad Amsterdam”, “vado a Amsterdam”, che va usata solo se la parola che segue cominci con una vocale.
Il 31% sbaglia quando con “d’accordo”, scrivendo tutto attaccato “d’accordo”.
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