Udine, rivolta migranti: il responsabile della Protezione Civile su Facebook usa parole sconcertanti: “Servono gli squadroni della morte”
La rivolta dei migranti di Udine ha scatenato una grossa polemica che ha coinvolto la Protezione Civile per un post pubblicato su Facebook da un responsabile dell’organizzazione.
Secondo Giuliano Felluga, volontario della Protezione Civile nonché dipendente comunale di Grado, in provincia di Gorizia, per sedare la rivolta e riportare tutto alla normalità, bisognerebbe “accendere il forno crematoio, così non rompono più”.
Così Felluga vorrebbe porre fine alla rivolta che c’è stata ieri nell’ex caserma Cavarzerani di Udine dove quattrocento migranti hanno creato disordini attaccando le forze dell’ordine con lanci di pietre e oggetti, per protestare contro la quarantena imposta dal sindaco.
Dei fatti si è discusso sulle pagine Facebook di autorità e personaggi politici locali e a quel punto il dipendente comunale si è lasciato andare a un commento poco pacifico.
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Quello di Giuliano Felluga è un commento a un post di Ilaria Cecot che in passato ha ricoperto la carica di Assessore provinciale. Felluga ha detto che nel suo paese, Grado, ci sono persone che “metterebbero la firma” per avere “la roba” (ossia il cibo) che i migranti rifiutano. Parla di “squadroni della morte” e a quel punto una donna gli chiede spiegazioni.
Il dipendente comunale ha spiegato quali sarebbero le sue intenzioni: usare quattro taniche di benzina per accendere il forno crematorio, così “non rompono più”.
La stessa Cecot ha definito quelle parole inaccettabili e vergognose. Essendo un dipendente comunale, la CGIL ha chiesto alle autorità di Grado di prendere provvedimenti e al sindaco di condannare quelle frasi.
Come spesso succede, dopo Felluga ha provato a ritrattare e su Facebook si è “giustificato” sostenendo che quanto scritto fosse solo uno sfogo fatto senza pensare.
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