A Reggio Calabria, esattamente nel comune di Gioia Tauro, scoperto un capannone con migliaia di piante di marijuana: era un vero e proprio essiccatoio.
Maxi-operazione all’alba di stamane da parte dei carabinieri di Gioia Tauro, comune della provincia di Reggio Calabria. Al centro della vicenda migliaia di “piantine” di marijuana. Ancora una volta una questione di droga, che molti, in questo caso, definiscono leggera e che, con delle leggi proposte in parlamento, vorrebbero vedere legalizzata per evitare situazioni di questo tipo. Un capannone industriale lasciato a “morire”, e poi utilizzato per realizzare un vero e proprio essiccatoio. Una struttura costruita ad hoc per produrre migliaia e migliaia di piantine di marijuana pronte ad essere vendute illegalmente sul vasto territorio calabro. Centinaia di fili di spago attaccati a delle intelaiature in ferro poste sulle pareti, con una distesa di piante sospese, per un “losco” giro d’affari.
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Se da una parte si parla di sequestro, dall’altra, purtroppo, si narra una tragica vicenda. Ci spostiamo a Lucca dove un figlio, assieme al padre, assume una quantità di alcol e droga e poco dopo si spegne definitivamente. Il padre, invece, è ricoverato in terapia intensiva in gravissime condizioni. Un gesto folle, ritenuto tale con una motivazione in più: l’uomo in questione, di 54 anni e che ora ha perso il figlio per sempre, nel lontano 2007 aveva scritto un libro dal titolo “Il mio quartiere”. Un testo che parla della sua lunga storia a contatto con la dipendenza dalla droga e di come era uscito da quel brutto tunnel. Un tratto buio che si è ripresentato e nel quale è cascato nuovamente perdendo, per sempre, suo figlio.
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