Donald Trump sempre più “uomo di chiesa”: nelle ultime ore ha dichiarato che spesso si è pentito, e continua a pentirsi, di alcuni suoi tweet.
Donald Trump sempre più “uomo di chiesa”. Da un periodo a questa parte, di grande tensione e malessere nazionale, il Presidente degli Stati Uniti d’America è in netta difficoltà e visibile confusione. Che poi sia un uomo dalle “grandi uscite” questo è fuori dubbio. Ogni tanto (anche in modo del tutto sgarbato) le sue uscite hanno destato sgomento se non preoccupazione. Ora, invece, torna a essere un vero e proprio “chierichetto”: “si pente con un tutto il cuore”. Al centro di codesto peccato ci sarebbero alcuni suoi scritti postati su Twitter nei mesi e anni addietro. Parole da vero peccatore. Che sia un’altra trovata pre elezioni?
Intanto il tycoon dichiara: “Nei vecchi tempi si scriveva una lettera e poi, nel ritenerla brutta, la si buttava via. Il giorno seguente potevi dire: meno male che non l’ho inviata – afferma e prosegue in un’intervista rilasciata a Dave Portnoy, fondatore del Barstool Sports – Questo però non è possibile con Twitter: metti degli scritti e poi, se qualcuno ti fa notare che hai scritto qualche cialtroneria non puoi farci più nulla, il danno è fatto. Mi pento spesso”.
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Non di certo di poca importanza. Parliamo sempre dei tweet che hanno scatenato la “passione clericale” di Dondal Trump, con tanto d’ammissione di peccati e pentimento annesso. Qualcuno potrebbe dire: “Poteva pensarci prima”. E in effetti non avrebbe tutti i torti. Il Presidente americano, però, oltre a “litigare” con il suo passato deve continuare, anche immediatamente, a fare i conti col “mostro”: il coronavirus.
Nelle ultime ore sono arrivati altri due terribili numeri, riguardanti decessi e nuovi contagi. Partiamo dai primi. Più di mille vittime nell’ultimo e completo giro di lancette: esattamente 1.150. Un dato altissimo che va ad accostarsi a quello dei nuovi contagiati: 73.800. Dati pazzeschi che, ricordiamo, cambiano di giorno in giorno, in sole 24 ore. Numeri alla mano grazie al sempre presente e accurato lavoro dalle John Hopkins University.
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