Secondo uno studio di ricercatori italiani i raggi ultravioletti emanati dal Sole disattiverebbero la carica del coronavirus.
La lotta contro il coronavirus potrebbe essere ad un punto di svolta. Secondo uno studio condotto dall’Università di Milano in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e con l’Istituto Nazionale Tumori i raggi ultravioletti potrebbero essere una soluzione. Sembra infatti che questo particolare tipo di raggi luminosi riesca a danneggiare il virus presente nell’ambiente “disattivandolo” e rendendolo quindi innocuo. Lo studio ha sfruttato un particolare tipo di raggi ultravioletti, detti di tipo C, che ha reso inoffensivo il virus in pochi secondi. Lo stesso risultato si è ripetuto anche variando la carica virale da sconfiggere, arrivando a dosaggi che non sono riscontrabili in natura. Risultati analoghi si sono verificati anche con i raggi ultravioletti di tipo A e B, che arrivano comunemente sulla terra. Per portare avanti l’esperimento il team di scienziati e astrofisici ha utilizzato delle lampade speciali, simili a quelle per pulire gli acquari.
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Coronavirus e raggi ultravioletti, perché questo metodo funziona
Visto il successo dei raggi ultravioletti nello sconfiggere il coronavirus in laboratorio gli scienziati si sono interrogati sulla possibile correlazione tra concentrazione di raggi UV e incidenza del virus. Dopo aver raccolto dati sulla quantità di raggi UV in 260 paesi e averli confrontati con l’andamento della pandemia si sono accorti che i due dati andavano di pari passo. Nei paesi dove ora è inverno infatti, ad esempio in Sudamerica, l’epidemia sta rapidamente peggiorando, mentre dove ora è estate si va verso un miglioramento. Ciò nonostante gli scienziati ritengono possibile una seconda ondata in autunno: avremo però davanti una situazione migliore di quella che avevamo a febbraio. SARS-CoV-2 infatti si adatterà all’essere umano, come fanno tutti i virus. Infine gli scienziati avvertono che l’uso delle lampade a raggi UV è pericoloso se a contatto diretto con la pelle. Sono allo studio lampade con frequenze compatibili con l’uso sull’essere umano.
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