Giletti e Di Matteo nel mirino dei boss mafiosi: “Stanno scassando…”

Massimo Giletti e il PM Nino Di Matteo sembrano essere finiti nel mirino dei boss mafiosi: “Stanno scassando…”. Ecco il motivo.

E’ stato il vicedirettore dell’Espresso nel libro inchiesta U Siccu – Matteo Messina Denaro: l’ultimo capo dei capi a fare la rivelazione su Massimo Giletti e su Di Matteo. In base ad un’anticipazione di Repubblica, il boss parlando ad alta voce con un altro boss avrebbe proferito delle parole pesanti nei confronti dei due: “Stanno scassando la min****”, e a quanto pare l’intento sembrerebbe essere stato quello di essere sentito dagli agenti del Gom (reparto di polizia penitenziaria) che lo sorvergliavano).

Parole dure anche contro il pm Nino Di Matteo al centro di un caso per la sua mancata nomina a direttore delle carceri italiane. Mentre al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, vengono rivolte parole di solidarietà.

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Giletti sulla questione: la situazione è grave

Massimo Giletti
Massimo Giletti (Getty Images)

Giletti, dal canto suo, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto di essere venuto a conoscenza di tali improperi solo tramite Repubblica, nonostante si tratti di ascolti relativi al mese di maggio. E’ grave, fa sapere Giletti, che delle informazioni così delicate debbano essere apprese dai giornali e non dallo Stato e dalle competenti istituzioni. Questa è la situazione più sconcertante secondo il presentatore, che poi chiosa con una frase della moglie di Totò Riina: “Alla fine scoprirete che i peggiori non siamo noi”.

Sulla questione relativa alle parole relative a Bonafede, Giletti afferma di aver deciso subito da quale parte stare, senza mai esitazioni e di essere contento di aver dato voce a Di Matteo, per il resto sui silenzi ognuno dovrà rispondere alla propria coscienza.

E alla domanda sulle parole relative a Bonafede, Giletti replica: “Se così stanno le cose – e non posso dubitarne – mi fa capire che io ho sempre scelto da che parte stare, non ho mai esitato un attimo. E sono contento di aver dato voce a Di Matteo. Sui silenzi ognuno risponderà alla propria coscienza. Già prima avrei voluto fare delle domande al ministro Bonafede rispetto a quello che è emerso dalla nostra inchiesta. Oggi a quattr’occhi gli chiederei altro”. (Fonti: Il Corriere della Sera, Repubblica).

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