A Roma, una maxi-operazione, ha portato ad arresti di svariate persone: accessi illegali alle banche dati di gestori telefonici da parte di dipendenti.
Arresti e perquisizioni a Roma. Da stamane, nella capitale, è in corso una maxi-operazione di polizia giudiziaria condotta, in prima istanza, dalla polizia postale con il coordinamento della procura di Roma. Il nome di questa grossa indagine è “Data room”. Un coinvolgimento massiccio: ben 100 specialisti che, dalle prime luci dell’alba, eseguono, senza sosta, numerose misure cautelari, perquisizioni locali e informatiche. Qualche arresto è già in vista per quello che è, a tutti gli effetti, un reato riconducibile all’accesso illegale alle banche dati di gestori telefonici da parte di dipendenti. L’intento era quello di provare a rubare importanti dati, informatici e non, ai clienti degli stessi gestori telefonici. Le preziose informazioni che si susseguono, ora dopo ora, sono gestite direttamente sul territorio romano dal procuratore capo Michele Prestipino e il procuratore aggiunto Angelantonio Racanelli.
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Arresti a Roma, accessi legali erano mirati
Gli accessi illegali avvenivano attraverso una modalità specifica. Tramite account, o a seconda del caso virtual desktop, in uso ai dipendenti di gestori di servizi di telefonia. Spesso anche riconducibili a società partner per l’accesso ai database. Un’operazione delicata, che andava avanti, con le dovute accortezze e specificità del caso, dal gennaio del 2019, a seguito di una denuncia apportata, e poi depositata, da part di Telecom Italia. In tale denuncia si segnalavano vari accessi illegali, o se volete anche abusivi, ai sistemi informatici gestiti da TIM, riscontrati quantomeno, e come pcoc’anzi detto, a partire dal gennaio 2019.
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Dipendenti accedevano abusavimente a banche dati di gestori telefoni: perquisizioni e arresti [aggiornamento delle 11:30] https://t.co/U1Qb4xj41m
— Repubblica Roma (@rep_roma) June 26, 2020